Installation for the exhibition of Carla Accardi at the Museo del Novecento in Milan © Roberto Pini for Where Milan
Un vero peccato che la mostra su Carla Accardi (1924-2014) al Museo del Novecento di Milano sia stata interrotta. Era l'occasione per tutti noi di conoscere l’opera di una coraggiosa sperimentatrice, dal percorso artistico incredibile. Tanto più un peccato perché il progetto, prodotto dal Comune di Milano, faceva parte del palinsesto “I talenti delle donne”, promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura e dedicato alle donne protagoniste nelle arti e nel pensiero creativo.
Series ‘Full Day’ lithograph with pen marker on paper by Carla Accardi 1985 © Archivio Accardi Sanfilippo
Attraverso quasi settanta opere con fotografie e documenti, la mostra al Museo del Novecento, riporta al centro dell’attenzione il contesto storico, sociale e politico del secondo dopoguerra con cui Carla Accardi si era rapportata in un momento in cui le istanze della pittura erano di competenza pressoché maschile, affermandosi come la prima astrattista italiana riconosciuta internazionalmente.
Tempera on thick paper ‘Accardi 54’ by Carla Accardi (1954) © Archivio Accardi Sanfilippo
Conseguita la maturità classica a Trapani, sua città natale, Carla Accardi parte per Palermo, dove frequenta l'Accademia di Belle Arti e conosce il pittore Antonio Sanfilippo, che sposa e con il quale avrà una figlia. Nel 1946 si trasferisce a Roma e realizza dipinti basati sull'astrazione geometrica, ispirandosi a pionieri della non figurazione come Kandinsky, Mondrian e Klee.
Frequentando lo studio di Renato Guttuso in via Margutta, conosce artisti quali Antonio Sanfilippo, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Achille Perilli, Giulio Turcato e Piero Dorazio, con i quali, unica donna, il 15 marzo 1947 crea il ‘Gruppo Forma 1’. Sono loro a proclamare che la forma è il ‘mezzo e il fine’ dell'arte.
Fino al 1949 Carla Accardi espone insieme agli altri del Gruppo e solo nel 1950 tiene la sua prima mostra personale alla Libreria Age d'Or di Roma. Gli Anni ’50 sono fondamentali per la sua evoluzione e formazione artistica.
Tempera on thick paper ‘Labirinto con settori’ by Carla Accardi (1958) © Accardi Sanfilippo Archive
Agli inizi dei ’60 abbandona le tempere a favore di vernici colorate e fluorescenti da applicare su supporti plastici trasparenti, uscendo dalla dimensione del quadro e coinvolgendo lo spazio, con un atteggiamento che sarà importante per gli artisti dell'Arte povera. Usa questi materiali in modo scultoreo, per produrre ‘Tende’, sezioni di questa plastica ricoperte di motivi ripetitivi e colorati. Come le tende turche medievali, formano piccole case traslucide, che si riferiscono sia a qualcosa di mitico che a esperienze di vita. Ma questo non basta ad inserire il nome della Accardi tra gli artisti dell'Arte Povera. Le sue architetture trasparenti e protettive sono la rappresentazione del discorso introspettivo necessario per la costruzione di una nuova trama sociale fondata da un pensiero femminista.
L’arte della Accardi è importante perché ci permette di scoprire il lavoro di un’artista che fa parte di una generazione di donne che ha combattuto e posto fine all’emarginazione creativa femminile in ambito artistico. E’ stata lei con la sua arte a fare da apripista per artiste di generazioni successive, dalle pittrici Vierie da Silva e Niki de Saint Phalle alle scultrici Nevelson e Bourgeois.
“Tutte le cose che ho fatto – sono parole della Accardi – le ho volute. In fondo il lavoro si fa per sé, non si fa per gli altri, perché se lo fai per gli altri segui sempre delle cose che non sono pure, che sono delle imposizioni, delle influenze. Invece, seguire il proprio sogno è diverso, perché fai una cosa e la prima volta che la fai ti sembra strana, dopo ti ci immergi e ne ricavi un significato”, che avrà un’influenza anche e soprattutto negli altri. E poi “ho scoperto di essere una donna per caso, ma non un'artista per caso”.
Installation for the exhibition of Carla Accardi at the Museo del Novecento in Milan © Roberto Pini for Where Milan
Allontanandosi dall’attivismo politico e continuando il suo lavoro di artista, nel 1996 Carla Accardi è stata nominata membro dell'Accademia di Brera. Ciò che spesso rimane nelle recensioni critiche e nei cataloghi che si trovano su di lei, tuttavia, è la separazione netta tra coloro che sottolineano l’impegno femminista della Accardi e quelli che evocano la sua evoluzione artistica come se non fosse stata toccata da questioni di politica di genere.
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It’s unfortunate that the exhibit on Carla Accardi (1924-2014) in the Museo del Novecento (Museum of the 20th Century) in Milan was interrupted. Part of a palimpsest entitled, “I talenti delle donne” (The Talents of Women), it was dedicated to women in the arts and in creative thought.
Carla Accardi "Giallo arancio su tela grezza" (1999) © Accardi Sanfilippo Archive. Photo Luca Borrelli
Through nearly 70 photos and documents, the exhibit elucidated the social, political and historical context of the period following World War II. In a field dominated by men, Carla Accardi was the first Italian Abstract artist of international renown.
Accardi attended the Academy of Fine Arts in Palermo, where she met – and eventually married – painter Antonio Sanfilippo. In 1946 she moved to Rome. There she created paintings based on geometric abstraction, drawing inspiration from non-figurative pioneers like Kandinsky, Mondrian and Klee. Along with several other artists in Renato Guttoso’s studio in via Margutta, in 1947 she formed the “Form 1 Group”, proclaiming that form was “the means and the ends of art.”
Carla Accardi e il Gruppo Forma 1 © Accardi Sanfilippo Archive
In Rome in 1950, she had her first solo show. In the early 1960s she began painting on transparent plastic, breaking the boundaries of the frame to incorporate space itself. She operated sculpturally to produce “Tents”, sections of plastic covered in repetitive coloured motifs. Reminiscent of medieval Turkish tents, they form little translucent houses, referencing both the mythic and lived experience. Her transparent architecture represents the introspective discourse necessary to the construction of a new social narrative, one founded by feminist thinking.
Accardi is part of a generation of women who successfully fought against the marginalisation of female creativity. She was a trailblazer for painters like Vierie da Silva and Niki de Saint Phalle and sculptors such as Nevelson and Bourgeois.
“Everything I have done,” Accardi proclaimed, “I wanted to do. In the end, one works for oneself, not for others, because if you do it for others, you always follow things that are not pure, that are impositions, influences. Following your own dream is different because the first time you do something it feels strange, afterwards you immerse yourself in it and you find a meaning,” which will then have an influence on others. And then “I realised that I was a woman by chance, but not an artist by chance.”
Olio su tela ‘Verde blu’ (1949) by Carla Accardi © Collezione Sm-mC
Accardi stepped back from political activism to continue her work as an artist, and in 1996 she was inducted as a member of the Brera Academy. Critical reviews and catalogues reflect two divergent views: there are those who underscore Accardi’s feminist engagement and those who highlight her artistic evolution, as though it were untouched by questions of gender politics.
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