Tricolor lighting of the Mondadori building © Mondadori Group
In viaggio in Brasile, sul finire degli Anni ’60 del secolo scorso, Giorgio Mondadori, il figlio del grande Arnoldo, aveva voluto visitare la nuova, avveniristica capitale di quel grande Paese e ne era rimasto affascinato. Ma quando si trovò di fronte al Palazzo Itamaray di Brasilia, deve essere rimasto folgorato. Sicuramente aveva sentito parlare del famoso architetto Oscar Niemeyer, ma certo non immaginava che avesse potuto progettare e costruire un’opera così nuova, così imponente, originale ed espressiva.
Quel palazzo quasi sospeso sull’acqua, sostenuto da decine e decine di snelle colonne in cemento armato, svettanti verso il cielo, era chiaramente molto più di un edificio statale che ospita uffici. Era chiaramente un tentativo molto ben riuscito di affrontare il rapporto tra edificio, spazi aperti e paesaggio. Una vera geniale opera d’arte.
Fu così che, rientrato in Italia, a Milano, Giorgio Mondadori decise di commissionare al grande architetto brasiliano la progettazione della nuova sede della Mondadori. La casa editrice, grazie al boom economico del periodo 1950-1965, era in grande espansione, i suoi dipendenti erano passati da 335 a 3000 e il problema di provare a concentrare tutte quelle forze umane e creative in un unico luogo era diventato impellente, improrogabile.
Venne subito individuata un’area periferica in un terreno a Est dell’Idroscalo, nei pressi dell’aeroporto di Linate e a due passi dall’autostrada per Verona nel Comune di Segrate.
Mondadori building © Roland Halbe
E Niemeyer comincia a progettare. Non ha dubbi: rigettando angoli retti e linee diritte, sperimenta le ampie potenzialità del cemento armato che diventa materiale malleabile nelle sue mani. Le forme sono sinuose e fluide, a volte in perfetta sintonia con il contesto circostante. La soluzione dei fronti in cemento armato con pilastri e archi parabolici a sezione rastremata viene identificata come tema portante del progetto, la loro diversa ampiezza rivela subito lo stacco dal modello brasiliano al quale sembra ispirarsi. Il palazzo di Brasilia poggia direttamente a terra ed è coperto da un solaio staccato, sostenuto dagli archi. La soluzione trovata per il palazzo Mondadori, grazie anche alla sua pianta rettangolare, fa sì che la scocca in cemento armato, che funge da facciata, regga i cinque piani per uffici praticamente sospesi (ad eccezione dei due blocchi d’accesso con scale e ascensori).
Giorgio Calanca, Luciano Pozzo, Giorgio Mondadori e Oscar Niemeyer with the first project for the Mondadori building, 1969 © Getty Images
Il progetto definitivo viene approvato nel 1970, anno nel quale il consiglio di amministrazione della società decide di vendere alle Assicurazioni Generali il terreno di Segrate: il palazzo di Niemeyer sarà dunque realizzato a spese di Generali, che lo concede poi in affitto a Mondadori. Con questa operazione Giorgio Mondadori ottiene il duplice risultato di non impegnare i conti dell’azienda, senza rinunciare però a un’opera di grande impatto. La costruzione inizia nel 1971, mentre il trasferimento dell’azienda nei nuovi uffici è datato gennaio 1975.
Il complesso è formato da tre elementi: la lunga stecca di cinque piani sospesi del parallelepipedo centrale dalle caratteristiche arcate che ospitano gli uffici e le redazioni, a essi si contrappongono due corpi bassi, uno a forma circolare e l’altro più sinuoso, chiamato foglia, entrambi emergenti da una distesa d’acqua. La loro planimetria irregolare e ondulata, che ricorda una figura organica, come un frutto, è resa più suggestiva dal lago artificiale di ventimila metri quadri. Attorno all’edificio venne creato un grande parco, su disegno del paesaggista Pietro Porcinai.
Tutt’intorno un vasto parco e la struttura troneggia come un mausoleo emergente da un laghetto artificiale. Di fronte all’ingresso principale si trova una scultura realizzata da Arnaldo Pomodoro nel 1975. Si tratta di un “monumento” alla comunicazione che, secondo l’Autore, con la sua potenza e con la sua forza di verità, può sviluppare effetti importanti o imprevedibili.
Mondadori building © dr
Oscar Niemeyer inseguiva da tempo l’idea di un’opera architettonica innovativa, non solo per le strutture e le forme, ma anche per il modo di viverla: voleva realizzare uno spazio aperto in cui le persone potessero comunicare e operare in armonia. L’intuizione di Giorgio Mondadori e I’idea di Niemeyer permisero di realizzare un progetto coraggioso per l’epoca. Questo progetto prese corpo in un momento storico particolare e complesso, quando la società italiana viveva un periodo di intensa trasformazione, segnata da conflitti sociali profondi. La realizzazione di un edificio “indubbiamente unico nella città di Milano e, probabilmente, in Italia”, secondo lo stesso Giorgio Mondadori, rappresenta il risultato di una volontà capace di andare oltre le difficoltà contingenti.
Video “The Tricolore illuminates the Palazzo Mondadori as a sign of solidarity and hope for the whole world, and symbolically support our country in this prolonged period of emergency and social isolation”, April 2020 © Mondadori Group
Niemeyer amava ripetere che la sede della Mondadori di Segrate era, tra le sue opere in Europa, quella che più gli piaceva. Il palazzo rimane un’icona dell’architettura del secolo scorso, con una visionarietà e una modernità difficilmente rintracciabili altrove. Recentemente, per celebrare i 110 anni di vita, la Mondadori a ha affidato a Mario Nanni, responsabile del pensiero progettuale Viabizzuno, la nuova illuminazione dell’edificio: un ulteriore motivo per visitare quest’area alle porte di Milano.
Ernesto Mauri, Mondadori Group Director (AD) © Mondadori Group
«In questi anni il Gruppo Mondadori è mutato, approdando a una nuova solidità e prospettiva, focalizzandosi sui suoi “fondamentali”, le attività legate ai libri e ai magazine, tradizionali e in digitale. E mi piace vedere in questa capacità di innovare, senza dimenticare le proprie radici, una analogia con l’edificio che Niemeyer ha progettato per la Mondadori - sottolinea Ernesto Mauri, Amministratore delegato del Gruppo Mondadori - e che ogni giorno stupisce per la sua modernità visionaria, fatta di solidi elementi architettonici tradizionali in armonia con forme di straordinaria creatività: un’architettura che si offre sempre nuova al nostro sguardo; al tempo stesso storia e, con questo nuovo intervento, sempre più futuro».
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Travelling in Brazil at the end of the 1960s, Giorgio Mondadori was captivated by the country’s new futuristic capital. The Oscar Niemeyer-designed Palazzo Itamaraty in Brasilia seems to be suspended above the water, supported by dozens of slender columns reaching toward the sky. Much more than an office building, it is the conjoining of building, open space, and physical context. It is, in short, a remarkable work of art.
Upon his return to Italy, Giorgio Mondadori decided to commission the great Brazilian architect to design the publishing house’s new headquarters. Benefitting from the economic boom of the 50s and early 60s, the company was expanding rapidly and its home office staff had grown from 335 to 3000. The need for adequate space to unite human and creative resources had become urgent.
A suburban site east of the city was acquired and Niemeyer got to work. Rejecting right angles and straight lines, he experimented with the possibilities offered by reinforced concrete, which he used like putty in his hands. The forms are sinuous and fluid, in perfect harmony with the natural context. Angled pilasters and parabolic arches are the project’s guiding theme.
Mondadori building and Arnoldo Pomodoro sculpture © dr
Though inspired by the palazzo in Brasilia, the Mondadori structure finds different solutions. Brasilia’s building sits firmly on the ground and is covered by a detached attic. The Mondadori project takes another path. Its reinforced concrete shell appears to be merely façade, but it actually supports the five floors of offices that are otherwise suspended in thin air.
The definitive design was approved in 1970, with construction beginning the following year, and the transfer of staff and operations to the new office complete by 1975. The complex is comprised of three elements: the long 5-storey splint that hosts the offices and the editorial staff; and two lower structures – one circular, the other more sinuous – both of which seem to be emerging from an artificial lake that covers 20,000 m2 (about 215 acres). All of this is surrounded by a grand park designed by Pietro Porcinai, the renowned landscape architect.
In front of the main entrance stands a sculpture by Arnaldo Pomodoro, a ‘monument’ to communication, which – according to the artist – through the force of truth, can have powerful and unforeseen effects.
Niemeyer had long envisioned such a work, innovative not only in structure and form but in how it was inhabited and used as well. He wanted to create an open space where people could work and communicate in harmony. His idea and Mondadori’s intuition led to a project that was courageous for its time. This project was developed at a particular moment in history, as Italian society was undergoing an intense transformation and suffering profound social conflict. Such a structure, “undoubtedly unique in the city of Milan and probably in Italy,” according to Giorgio Mondadori, represents the sheer force of a will capable of transcending contingent obstacles.
Niemeyer was fond of saying the Mondadori Home Office was his favourite among his European projects. The palazzo remains an architectural icon of the 20th century, reflecting a sense of vision and modernity that is difficult to find elsewhere. To celebrate the Group’s recent 110th anniversary, Mondadori appointed Mario Nanni, the man behind the Viabizzuno project, to design the structure’s magnificent new lighting.
“In recent years, the Mondadori Group has refocused on our ‘fundamentals’,” states Ernesto Mauri, the Group’s Administrator, “which are books and magazines, both traditional and digital. This capacity to innovate without forgetting our roots is mirrored by the building that Niemeyer designed for Mondadori. It never ceases to amaze us with its visionary modernity, made of solid traditional architectonic elements in harmony with forms of extraordinary creativity. It is eternally fresh; it is also History, and with this newest element, ever more Future.”
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