Simon Fujiwara alla Fondazione Prada

‘Who the Bær’ by Simon Fujiwara. Photo by Andrea Rossetti © fondazioneprada.org

“Il progetto della Fondazione Prada non è un’opera di conservazione e nemmeno l’ideazione di una nuova architettura. Queste due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte, e si confrontano reciprocamente in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definita, in cui un elemento prevale sugli altri.”

fondazione prada 2La Fondazione Prada, Milan © fondazioneprada.org

Sono queste le parole con le quali l’olandese Rem Koolhaas, uno degli architetti contemporanei più famosi, descrive il suo progetto per la Fondazione Prada di Milano, che stabilisce un rapporto di vera convivenza tra nuova architettura e riqualificazione di fabbricati degli inizi del XX secolo. Un tempo adibiti a distilleria di gin, laboratori, silos di fermentazione e magazzini di quell’epoca convivono oggi con tre nuovi edifici tutt’intorno ad un vasto cortile. A completare la sede milanese della Fondazione, in Largo Isarco nel quartiere Vigentino, una Torre alta sessanta metri realizzata in cemento bianco strutturale a vista. Cinque dei nove piani della Torre ospitano il progetto “Atlas” costituito da opere della Collezione Prada, mentre al sesto piano è situato il Ristorante Torre che dà accesso alla terrazza panoramica con un’inedita prospettiva sulla città di Milano.

E’ in questo quadro di primissimo livello che l’artista britannico-giapponese Simon Fujiwara (nato a Londra nel 1982, vive e opera a Berlino) mette in mostra il suo lavoro e introduce il pubblico nel mondo di Who the Bær, o semplicemente “Who”, che è un orso senza un chiaro carattere, che non ha ancora sviluppato istinti propri né una forte personalità. Non ha una storia, un genere definito o persino una sessualità, sa solo di essere un’immagine e tenta di definirsi in un mondo di altre immagini. 

fondazione prada 2Simon Fujiwara at the Fondazione Prada. Photo by Andrea-Rossetti © fondazioneprada.org

Who the Bær si trova in un ambiente piatto, online, visuale, ma pieno di infinite possibilità. Può trasformarsi o adattarsi in qualsiasi immagine che incontra, assumendo gli attributi e le identità di chi vi è raffigurato: esseri umani, animali o anche oggetti. In questo senso l’universo di Who the Bær è un mondo di libertà. Who può essere chiunque desideri essere, può trascendere il tempo e lo spazio, può essere sia soggetto che oggetto. Potrebbe persino non essere mai in grado di superare la sua unica vera sfida: diventare qualcosa di più di una semplice immagine. 
Le avventure di Who the Bær sono presentate alla Fondazione Prada all’interno di un grande labirinto realizzato quasi interamente in cartone, materiali riciclabili ed elementi creati a mano. Percorrendo l’installazione che in pianta riproduce un* ors* (né al maschile, né al femminile), il pubblico assiste alla nascita del personaggio dei cartoni animati Who the Bær da un segno grafico elementare, prima di immergersi in una serie di avventure che seguono Who nel proprio mondo. Attraverso un racconto fatto di disegni, collage, sculture e animazioni, i visitatori sono testimoni della sua perenne ricerca di un sé autentico.
Nella sua mostra Simon Fujiwara racconta al pubblico un percorso di formazione costellato da numerosi eventi felici o traumatici. Dai focus group alle sessioni di terapia, dalla chirurgia plastica ai viaggi globali, dalle fantasie sessuali ai sogni distopici, l’artista ritrae il processo evolutivo di un personaggio fittizio a partire dalla prospettiva con cui questo interpreta e si appropria del “mondo reale” delle immagini, distorcendo tutto ciò che vede nella logica assurda del suo personale universo.

fondazione prada 2‘Who the Bær’ by Simon Fujiwara. Photo by Andrea Rossetti © fondazioneprada.org

Il lavoro di Simon Fujiwara è un’indagine personale del desiderio umano che sta alla base delle attrazioni turistiche, delle icone storiche, delle celebrities, dell’edutainment, o divertimento educativo, e del neocapitalismo. Collocata in questo territorio attraente e al contempo inquietante, l’opera di Fujiwara rivela il paradosso della duplice ricerca dell’invenzione e dell’autenticità nella cultura che consumiamo quotidianamente.

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“The project at the Prada Foundation is neither a work of conservation nor the ideation of a new architecture. These two dimensions coexist, though remaining distinct, and they engage in a process of continuous interaction, almost as though they were fragments destined never to form a single, defined image in which one element prevails over the others.”

fondazione prada 2‘Who the Bær’ by Simon Fujiwara. Photo by Andrea Rossetti © fondazioneprada.org

With these words, Dutch architect Rem Koolhaas described his project for the Prada Foundation in Milan at the dawn of the 20th century. The labs, fermentation silos and storerooms of this one-time gin distillery today live side-by-side with 3 new buildings around a vast courtyard. Completing the Milanese headquarters of the Foundation is a 60-metre white concrete tower. Five of the nine storeys of the tower host the works of the Prada Collection in the Atlas Project, with the 6th floor given over to the Tower Restaurant and a terrace that offers a dramatic panoramic view over the city.

It is in this exceptional space that Japanese-British artist Simon Fujiwara (born in London in 1982, established in Berlin) displays his work, Who the Bær, a bear with no clear character, who has yet to develop its own instincts and personality. It has no history, no defined gender, no sexuality. It only knows that it is an image and that it is attempting to define itself in a world of other images.

fondazione prada 2Simon Fujiwara Drawing image for ‘Who the Bær’ Photo by Bas Princen © Simon Fujiwara

Who the Bær is in a flat online visual environment but has infinite possibilities. It can transform, becoming whatever image it encounters, assuming the attributes and identities of humans, animals, even objects. Who can be whoever it wants to be. It can transcend time and space, it can be either subject or object. It may, however, be incapable of overcoming its only real challenge: become something more than a simple image.

The adventures of Who the Bær are presented at the Prada Foundation within a great labyrinth constructed almost entirely of cardboard, recycled materials, and hand-crafted elements. Meandering around the bear-shaped installation, visitors discover the birth of Who the Bær in a basic graphic sketch, before becoming immersed in a series of adventures in Who’s world. Through drawings, collage, sculptures and animations, visitors are witnesses of Who’s perennial search for its authentic self.

fondazione prada 2Simon Fujiwara © collectorsagenda.com

With this installation, Simon Fujiwara recounts a formative journey and events both felicitous and traumatic. From focus groups to therapy sessions, plastic surgery to world travel, sexual fantasies to dystopic dreams, the artist retraces the evolutive process of a fictional character, starting with how it interprets and appropriates the “real world” of images, distorting everything that it sees in the absurd logic of its own universe.

Simon Fujiwara’s work is a personal inquiry into the human desire that stands at the base of tourist attractions, historic icons, celebrities, edutainment, and neo-capitalism. As disturbing as it is attractive, Fujiwara’s work reveals the paradox of seeking invention and authenticity in a culture that ceaselessly consumes.

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