Il cibo è amore. Pamela Pace, presidente di Pollicino

 

Pamela Pace è psicoanalista, psicoterapeuta, vive e lavora a Milano. Ha fondato l'Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus, di cui è Presidente e Direttore clinico, un centro per la prevenzione e la clinica psicoanalitica dei disturbi del comportamento alimentare in età pediatrica e del trattamento dei genitori.

chiara boni 2Pamela Pace is a psychoanalyst, psychotherapist and founder of Associazione Pollicino

Fa parte della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, è Docente incaricato all’Istituto Freudiano (Scuola di Specializzazione a orientamento psicoanalitico lacaniano); collabora con l'Università Cattolica e l’Università Bicocca di Milano. E’ membro del Comitato Direttivo di SIRIDAP (Società Italiana di Riabilitazione Interdisciplinare Disturbi Alimentari e del Peso) e del Comitato Scientifico di Milano Ristorazione. Ha pubblicato diversi libri e articoli scientifici sulla clinica dei disturbi alimentari, del trattamento dei genitori e della violenza psicologica. Tiene corsi di formazione rivolti a operatori sociali, educatori, insegnanti, psicologi, psicoterapeuti, pediatri.

ll cibo e la funzione nutritiva veicolano, a partire dalla nascita, la soggettiva posizione del bambino nel rapporto affettivo con il suo contesto familiare.

La relazione del bambino, anche molto piccolo, con l’oggetto d’amore (la madre) e con l’ambiente familiare è quindi attraversata originariamente dal complesso intrecciarsi della dimensione affettiva con la funzione alimentare. Da questa premessa risulta chiaro che il cibo e il comportamento alimentare veicolano dinamiche complesse, i cui riflessi positivi o negativi si possono ripercuotere sia all’interno delle relazioni intrafamiliari, sia direttamente nel rapporto del bambino con il cibo.

Director and Psychoanalyst of the non-profit organization, Pollicino, Dr. Pamela Pace explains how the world of DCA is going around minors and beyond.

Su tale sfondo, il cibo-latte inizia ad esistere per il bambino come oggetto affettivo, cioè come uno dei termini privilegiati del suo primitivo linguaggio privato con la madre e con l’intero contesto familiare.

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La preziosità dell’intervento precoce nell’infanzia come prevenzione dei disturbi alimentari

Il comportamento alimentare diviene dunque molto presto veicolo non solo di sostanze proteiche, ma anche di messaggi. Messaggi che fanno dell’atto nutritivo una prima forma di comunicazione legata alla dimensione affettiva che caratterizza la relazione del bambino con l’ambiente familiare. La connessione cibo-affetto-messaggio rende quindi ragione della possibilità che il malessere di un bambino possa anche esprimersi attraverso il suo comportamento alimentare.

Il bambino può manifestare un suo disagio anche attraverso comportamenti che hanno più l’aspetto di 'capricci' o 'bizzarrie' nel modo in cui tratta il cibo. Queste modalità spesso transitorie e trasversali alla normalità e alla patologia, meritano attenzione perché costituiscono dei campanelli d’allarme. La rabbia, la gelosia, la paura, il dubbio inquietano il bambino che, in questi casi, prova a sostituire il pianto e le parole con il cibo, rifiutandolo o divorandolo. L’Associazione considera tali disordini alimentari come una forma di comunicazione: una protesta, un’oppositività, un appello rivolto ad un altro perché possa ascoltare e comprendere il suo malessere.

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La prevenzione e l’intervento nella preadolescenza e adolescenza

Con la pubertà il corpo cambia inaugurando una crisi necessaria alla crescita soggettiva. La fatica ad accettare i cambiamenti nell’aspetto fisico, a costruire una nuova immagine di sé e a tradurre lo sguardo e le richieste del sociale possono sviluppare delle difficoltà nei giovani. In particolare oggi la precocità della comparsa dei fenomeni puberali può cogliere le ragazzine non ancora pronte a sostenerne la corrispettiva portata psichica. Su questa crisi gli sguardi e le parole dei genitori (e degli adulti in generale) hanno un valore fondamentale. In certe situazioni la sofferenza intima, sempre presente nell’età puberale, può acuirsi particolarmente e il corpo può offrire un teatro per rappresentare la sofferenza soggettiva. In tale impasse, dunque, nell’aumento dello scarto tra trasformazioni del corpo e risorse psichiche, la guerra contro la fame e/o l’odio per il corpo che cresce, possono divenire soluzioni estreme per trattare il dolore e la paura legate a questo momento inaugurale del soggetto.

Il trattamento della famiglia

Quando un figlio inizia a manifestare un’alterazione del comportamento, in particolare alimentare, la famiglia va in crisi: accogliere e ascoltare questa crisi, sensibilizzando l’adulto sul riconoscimento dell’originaria dimensione affettivo/relazionale della funzione nutritiva e dunque in gioco nel disordine alimentare, è utile a evitare di medicalizzare il malessere e/o i sintomi dei figli attribuendo a questi ultimi il significato di messaggi rivolti all’altro.

 

Il disagio psicologico. Il malessere di un soggetto può esprimersi anche in età evolutiva attraverso una serie di comportamenti (disturbi alimentari, iperattività, compulsività, disturbi dell’adattamento) che mostrano innanzitutto una difficoltà a contenere la pulsione, creando disagi nel rapporto con l’ambiente di riferimento. Ecco dunque l’importanza di accogliere la preoccupazione genitoriale.

 

Il trattamento della famiglia

Quando un figlio inizia a manifestare un’alterazione del comportamento, in particolare alimentare, la famiglia va in crisi: accogliere e ascoltare questa crisi, sensibilizzando l’adulto sul riconoscimento della originaria dimensione affettivo/relazionale della funzione nutritiva e dunque in gioco nel disordine alimentare, è utile a evitare di medicalizzare il malessere e/o i sintomi dei figli attribuendo a questi ultimi il significato di messaggi rivolti all’altro.

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Soluzione: nutrire il cuore

Prevenire è meglio che curare e nell’infanzia è un’operazione possibile! La prevenzione nel campo dell’alimentazione implica la multidisciplinarietà degli approcci e la collaborazione tra le diverse figure specialistiche.

Prevenire, per l’Associazione, non significa aderire ad una didattica genitoriale, insegnare, piuttosto un “aggiungere prima per non dover riparare poi”. In tal senso, prevenire significa sensibilizzare i genitori su tali temi affinché sia possibile per loro interrogarsi, riconoscere per poter prendere delle precauzioni. L’Associazione promuove iniziative di prevenzione, formazione, intervento clinico sul disagio psicologico in età evolutiva, rivolte agli operatori dell’infanzia e ai servizi educativi e sanitari, pubblici e privati, della città di Milano e provincia. La prevenzione in età evolutiva implica la multidisciplinarietà degli approcci e la collaborazione tra le diverse figure specialistiche.

Da marzo 2020, i bambini sono molto più presenti in casa con i loro genitori, questo favorisce il disturbo o al contrario, calma i bambini?

“Non si può generalizzare, alcuni bambini, e questo l'abbiamo potuto appurare nel nostro osservatorio Pollicino, hanno acuito la loro ansia con determinati disturbi a tavola, nel sonno e nell'evacuazione, nel contempo altri bambini hanno potuto sentirsi più confortati e tranquilli dalla presenza dei genitori.”

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Come si può aiutare un adolescente in piena crisi d'identità a superare il problema di un disturbo alimentare?

“È molto importante che un genitore possa farsi aiutare da un terapeuta a promuovere presso il proprio figlio un incontro con un professionista o un'équipe specialistica nell'ambito del trattamento dei disturbi alimentari. Non è semplice perché tendenzialmente c'è una chiusura rispetto all'incontro con delle figure professionali, ma nella mia pratica clinica il lavoro di sostegno con i genitori può essere un trattamento preliminare alla accondiscendenza del figlio adolescente a rivolgersi a un'équipe di professionisti.”

Con i social media, le giovani ragazze si confrontano con un'immagine sempre più giovane della femminilità e del loro corpo, questo deve complicare ancora di più il problema, cosa ne pensa?

“Sono stati fatti degli studi sull’influenza che hanno i social sui giovani preadolescenti. Questi studi hanno messo in evidenza, l'impatto psichico forte, soprattutto Instagram, sulle ragazzine, rispetto al rapporto con la propria immagine corporea. Questo specchio con un'immagine del corpo femminile vicino all'ideale della bellezza contemporanea, che impone la magrezza e la perfezione delle forme del corpo, soprattutto femminili, può creare una confusione e una tensione nelle più giovani a corrispondere a questo ideale estetico e anche etico cioè di un proprio valore attraverso l'imitazione di un estetismo e di un apparire che può impattare e anche aggiungersi a una fragilità identitaria in questo delicato momento evolutivo.”

chiara boni 2Photo © Journal des Femmes Santé

Con il Covid, i rapporti bambini, adolescenti e genitori sono stati complicati, qual è il problema di cui lei, come psicologo, ha sentito parlare di più?

“Differenzierei i bambini dagli adolescenti. Il trait d'union, il fil rouge riguarda i diversi effetti del lockdown. Cioè del disabbonamento dell'incontro tra i corpi e la disorganizzazione relativa all'arredo della loro quotidianità. I bambini sono tendenzialmente abitudinari e quindi il fatto di non poter frequentare la scuola, gli amici e di non avere quei rituali che organizzano la loro giornata può sicuramente essere stato un fattore ansiogeno. A Pollicino abbiamo potuto osservare nei bambini una tendenza regressiva dovuta allo stare a casa nel conforto della cuccia familiare e con la disorganizzazione della loro quotidiana abitudinarietà. Per gli adolescenti ancora di più, è l'età nella quale gli incontri sociali e con i propri amici cari sono fondamentali. Abbiamo potuto notare un acuirsi della oppositività e nel contempo una fatica a tollerare quelle invadenze, che a volte il contesto familiare ha messo in opera, rispetto alla loro privacy e alla loro necessità di servirsi maggiormente dei devices e dei contatti online.”

Ha qualche consiglio per i genitori, i cui figli hanno disturbi alimentari?

"Ho potuto notare un acuirsi dei capricci a tavola e della selettività alimentare nei bambini, sia trasversale alla normalità sia nei quadri già presenti di disordini alimentari. Un peggioramento del rapporto del bambino con il cibo sul lato restrittivo e selettivo ma anche nei comportamenti iperfagici, cioè bambini che chiedono il bis. È sempre importante che i genitori di bambini con un disordine alimentare si rivolgano innanzitutto al proprio pediatra anche come conforto rispetto al rischio che la restrizione alimentare, la selettività o l'iperfagia possano incidere sulla curva di accrescimento. Questo è il primo consiglio che io posso dare. L'altro è un’unica regola che per noi psicanalisti vale per tutti: 'l'insistenza genera sempre una resistenza'. Più un bambino o un adolescente vede che il genitore insiste perché lui mangi di più o mangi di meno, più questo rischia di aumentare il rifiuto e l'oppositività.

Lei ha detto che “quando un figlio inizia a manifestare un’alterazione del comportamento, in particolare alimentare, la famiglia va in crisi”, quindi bisogna trovare un trattamento per la famiglia. Come si fa?

“In tutti questi miei anni di lavoro e di ascolto dei genitori, mi sono resa conto che a volte sono sufficienti delle consulenze, quindi un ascolto non impegnativo per i genitori, perché la loro preoccupazione, e a volte angoscia, possa pacificarsi. Io sono convinta che la possibilità che un genitore possa rivolgersi a un terapeuta ha sempre un effetto pacificante e produttivo anche rispetto agli altri figli, ai fratelli, quindi all'atmosfera presente nel contesto familiare.”

Lei ha scritto diversi libri, sull'argomento e su altri argomenti, qual è la migliore ricompensa che ha ricevuto dai suoi lettori o pazienti?

“Domanda che mi imbarazza, tuttavia ancora ieri durante un primo colloquio, con dei genitori disperati alla ricerca di un luogo di ascolto, ho potuto ricevere il conforto di questa madre e di questo padre di una ragazzina anoressica di 16 anni nel loro sentire un ascolto sgombero, cioè non colpevolizzante e non pregiudiziale. Un'accoglienza del padre e della madre non solo come i genitori, ma come dei soggetti portatori di una loro storia, delle loro risorse e fragilità individuali e specifiche. Io credo che questo sia la gratificazione, il conforto che in questi lunghi anni ho ricevuto da dei genitori che sono stati accolti come parte attiva nel percorso di cura dei propri figli, proprio a partire dal fatto che padre e madre sono i migliori conoscitori dei propri figli."

chiara boni 2Lei ha scritto il libro 'Che ansia', che contiene 'riflessioni per mamme e papà che faticano a lasciar andare'. Ci potrebbe parlare di questo argomento?

Genitori che faticano a lasciar andare è un concetto che ho articolato nel mio testo a seconda delle varie tappe dei vari momenti di crescita di un figlio. Innanzitutto ho messo in evidenza come l'amore di un genitore soprattutto di una madre, riguarda la disponibilità della madre, a un certo momento, di promuovere l'autonomia del figlio, a partire dalla consapevolezza che un figlio non è mai una proprietà, ma un soggetto che crescendo bene possa essere riconosciuto nella sua diversità. La capacità e disponibilità di madri e padri a lasciar andare incontra, soprattutto nella pubertà e nella pre-adolescenza, un'altra grande fatica: la disponibilità a modificare la propria indispensabilità, che riguardava soprattutto l'infanzia, per trasformarla in una disponibilità rispetto alle esigenze del proprio figlio. Quindi aspettare che sia il figlio a chiedere delle cose e non costantemente sconfinare, invadere, anticipare le proprie richieste soprattutto nel momento dell'adolescenza. È chiaro che lasciare andare non implica un'assenza di vigilanza da parte dei genitori, soprattutto quando i loro figli sono minorenni, ma la vigilanza implica sempre il fatto che un genitore sia presente per rispettare l'alterità e la diversità di suo figlio.”

La scuola dell’infanzia a Milano, è attrezzata per aiutare questi bambini o si può fare di più?

“Abbiamo da anni rapporti di collaborazione con i nidi, le materne e i vari livelli di scuola. Ci sono educatori e insegnanti, che sono più sensibili e conoscono che cosa sono e differenziano i disturbi alimentari, che si rivolgono a noi per avere delle consulenze e tuttavia non si può ovviamente generalizzare. Io sono convinta che sia importante che l'attività di prevenzione e di sensibilizzazione, che ad esempio l'Associazione Pollicino fa, possa essere estesa a livello capillare, perché prevenire è meglio di curare ed è un'operazione possibile nell'infanzia. Credo che si possa fare molto di più, ad esempio promuovendo degli incontri di sensibilizzazione e di formazione agli operatori dei nidi, delle materne e delle elementari, proprio sul rapporto dei bambini con il cibo alimentare, anche rispetto al convivio scolastico.”Ha detto: “Il futuro è un’incognita”... frase particolarmente adatta al periodo attuale, come affrontare questa paura?

“Rispetto ai bambini, è molto importante poterli confortare anche perché sappiamo che sono delle spugne, percepiscono lo stato di ansia, di agitazione e di preoccupazione dei propri genitori e del proprio ambiente familiare. Questo non vuol dire nascondere a loro la particolarità di questo momento, ma proteggerli da immagini, parole e video particolarmente inadeguati. Ma bisogna parlare con i propri figli, trovando le parole adeguate all'età, anche chiedendo loro che cosa pensano e facendoli parlare un po' delle loro paure. Per i piccoli, il mondo delle fiabe e la possibilità di far fare a loro dei disegni è sicuramente una modalità adeguata a far sì che il loro mondo interno possa trovare una modalità simbolica sublimata e di esprimersi.”

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“Per gli adolescenti (sottolineo che l'adolescenza è il primo momento nella vita dell'essere umano nel quale c'è la consapevolezza della distensione temporale tra presente passato e futuro) è molto importante che i genitori possano aprirsi all'ascolto e renderli partecipi e attivi, soprattutto in questo momento in cui vivono per la prima volta una disorganizzazione e una precarietà che ha a che fare con la chiusura delle scuole e l’impossibilità al contatto con i loro pari. Quindi, renderli partecipi rispetto agli adulti, questo è l'unico messaggio che io penso di poter trasmettere in un momento veramente molto difficile.”

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“Food is love”. Pamela Pace is a psychoanalyst, psychotherapist and founder of Associazione Pollicino, a center for the prevention and psychoanalytic clinic of pediatric eating disorders and the treatment of parents

The non-profit Pollicino and Parents’ Crisis Centre supports prevention, awareness, and treatment of child and adolescent eating disorders and other developmental challenges.

Pamela Pace is a Milan-based psychoanalyst and psychotherapist. She is the founder of the Pollicino Centre as well as its director. She belongs to the Lacan School of Psychoanalysis, is a docent with the Freudian Institute, and works with the Catholic University and the Bicocca University of Milan. She is a member of several professional committees and conducts training courses for social workers, educators, psychologists, and medical professionals.

chiara boni 2Pamela Pace author of "E io non Mangio" (Red edition)

From the time of birth, food and feeding are foundational for the formation of emotional bonds within the family context. The infant’s relationship with the object of love (the mother) and with the family environment is inextricably linked to food. Inevitably, eating-related behaviour involves complex dynamics, with repercussions both within and outside of the family, as well as for the child’s direct relationship with food.

Early Intervention is Key

Eating-related behaviour is tied not only to nourishment but to the transmission of messages as well, messages that make the act of feeding the first form of emotional communication. This characterises the child’s relationship within the family environment. The food-affection-message connection means that a child will often express a lack of well-being through food-related behaviour.

This can be manifested in the strange or capricious ways a baby treats food. These are important alarms that need to be heeded. Anger, jealousy, fear, and doubt in these cases are expressed not through crying and speaking but by refusing or devouring food. The Association considers such behaviour-related disorders as a form of communication: a protest, a cry for help and for understanding.

chiara boni 2Photo © ClarkandCompany for iStock

Prevention and Early Intervention

The physical changes of puberty spark a crisis that is necessary for the development of the individual. Difficulty in accepting these changes and in constructing a new self-image is particularly pronounced today, with earlier onset of puberty, especially for girls. During this time, the words of adults, and especially of parents, are of paramount importance. In this time of acute emotional suffering, the body can become a kind of theatre for displaying pain. The war against hunger and/or disgust for one’s own growing body can lead to extreme solutions for assuaging pain and fear.

 

Psychological Discomfort. A young person’s distress during this phase of development can be expressed in a series of behaviours (irregular eating habits, hyperactivity, compulsiveness) that above all reflect difficulty in managing impulses. This is why it is so important for us to listen to parents when they express their concerns.

 

Family Treatment

When a child begins to display a change in behaviour, especially food-related behaviour, the family goes into crisis mode. It is important to educate and inform the adults in the family on the emotional/relational origins of eating behaviour and avoid treating the symptoms as a medical problem.

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Solution: Nourish the Heart

An ounce of prevention is worth a pound of cure. Start while they are infants! This requires educating parents so that they are better able to take precautions. The Association offers programmes for infant care workers, health care workers, and teachers in Milan and in the surrounding area.

Pamela Pace, since March 2020, children have spent a lot more time at home with their parents. Does this aggravate or abet childhood disorders?

“We can’t generalise, each child is different. Some have experienced more intense anxiety, while others are calmed by the presence of their parents.”

How can we help an adolescent in crisis to overcome an eating disorder?

“It’s important for the young person to be under the treatment of a therapist or a specialised team. It can be difficult because adolescents in this situation are often quite resistant to professional help. In my experience, therapeutic support for the parents can be an effective kind of pre-treatment, paving the way for the teenager.”

The Covid-19 crisis has complicated the relationships between children, adolescents and parents. What is the problem that you have most noticed?

“Younger children are creatures of habit, so being unable to participate in the daily rituals of going to school and interacting with other kids has weighed heavily on them. This is even more true for adolescents, whose need for physical contact with friends during this phase of social development is so crucial. We’ve seen a sharp rise in adolescent protest and increased difficulty in tolerating the invasions of privacy that the situation inevitably carries. And they have an even greater need than before for their electronic devices to keep in contact with friends online.”

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What advice can you give to parents with children struggling with eating disorders?

“We have certainly noticed a rise in capricious behaviour at the table, both new behaviours for some children and an aggravation of previous behaviours on the part of those with pre-existing eating disorders. When parents have children who regularly ask for a second helping, they need to discuss this with their paediatrician. It’s also important to understand that insistence is always met with resistance, especially with young children, so be prepared.”

You said earlier that when a child displays a change in behaviour, especially regarding food, the family goes into crisis mode. What kind of treatment is available for families?

“Sometimes a simple consultation is sufficient to allay the fears, the worries, the anxieties of parents. Once the parents have been reassured, their own more prepared and relaxed approach at home has a positive effect on the entire family.”

What has been your greatest reward from patients or the readers of the various books that you have written?

“Just yesterday I had a first session with the desperate parents of an anorexic 16-year-old girl. The fact they felt not judged or blamed but rather heard and understood, not just as parents – so the ‘other’ for the child – but as individuals with their own histories and fragilities, and that I could be of some reassurance and comfort to them, was incredibly gratifying for me. In my many years of practice, parents have told me that they felt accompanied, seconded, supported by us. This is important, because no one knows children better than their own parents.”

You wrote a book, “Such Anxiety!”, a series of “reflections for mothers and fathers struggling to let go.”

“Parents, and especially mothers, often have difficulty building a sense of autonomy in their children and preparing them for emancipation. We’ve got to remember that our children are not our property. They are their own individual people who, when raised well, will live into all of their own diversity. Parents are not always willing, or even able, to begin letting go as their children enter puberty and early adolescence. Parents need to modify how they functioned with their children during their earlier years, remaining available to them but waiting for them to ask us for help or advice rather than constantly crossing boundaries. This is especially important for adolescents, when a need to respect their privacy is so great, as they make their way socially and gradually take on more responsibility for their own lives. Parents should remain vigilant, of course, certainly while their children are still under age, but always in full respect of the particular needs and capacities of the child.”

You have said that “the future is unknown.” This seems especially apt today. How can we face our fears?

“An important role can be played by parents, and even more by grandparents, in helping young people deal with instability and the unknown. It’s very important to comfort our young children, who, as we know, are emotional sponges, absorbing the worries, anxieties, and agitation of their parents and family environment. This doesn’t mean hiding the difficulties of these times from them, but we need to protect small children from inappropriate words and images. We can talk to them in terms that are appropriate for their age, even asking them what they think and encourage them to talk about their fears, but also about their world of pizza, of fairy tales, and especially of their drawings. This creativity gives them an outlet for expressing sublimated emotions. Adolescence, on the other hand, is the first phase of human development when the individual has an awareness of past, present and future. It is extremely important for parents to be available to listen to their adolescent children and engage them in active reciprocal communication.”

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Are Milan’s kindergartens properly prepared and equipped to help these children?

“We’ve worked for years with day care centres and kindergartens and we’ve seen that there are some teachers who are more knowledgeable and aware than others. These are the ones who often first notice eating disturbances and irregularities and contact us for support. I remain convinced that increased awareness will promote prevention and facilitate early detection. To this end, the Pollicino Association is hoping to expand its efforts. I’ll say again that an ounce of prevention is worth a pound of cure, and prevention is certainly possibly during early childhood. We can and we must do more to promote awareness and better train day care workers and primary school teachers.”

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