Enrico Casati © Velasca
Quella di Enrico Casati è una storia che vorremmo sentire più spesso: quella di un uomo, un funzionario di banca che, prima per necessità e poi per passione per il bello e per il “made in Italy”, diventa produttore di scarpe artigianali, creando con il suo socio Jacopo Sebastio, una delle più promettenti aziende del settore: Velasca.
Un marchio per chi ama le scarpe che durino nel tempo, perché realizzate con la passione e le conoscenze artigianali di una volta. Lo stile di Velasca prende ispirazione dalle linee tradizionali della calzoleria, ma con una maggiore minuziosa attenzione ai dettagli. Dalle “francesine” alle “derby”, passando per tutte le “loafers” fino agli stivaletti Chelsea. E le immancabili “sneakers”!
Con Velasca, il passato dell'artigianato italiano incontra il futuro: è la tradizione di domani. “Noi siamo contenti di occuparci di artigianato. Ci permette di seguire da vicino questo tipo particolare di lavoro, che comporta un coinvolgimento molto più romantico che se provenisse da un’altra parte del mondo. E poi, dal punto di vista del business, ci permette di controllare meglio il risultato finale del prodotto”, ci dice Enrico Casati.
Mocassini Tassel Loafers © Velasca
Un brand di scarpe 100% “made in Italy” ad un prezzo accessibile e con un'ottima qualità. Come ci riuscite?
“È proprio questo il nostro modello di business: avere con l’acquirente finale un contatto diretto per eliminare le spese intermedie. Noi abbiamo il nostro sito Internet e le nostre piccole botteghe. Vendiamo all'interno della nostra rete e non dobbiamo aggiungere le provvigioni di intermediari, perché vendiamo direttamente al consumatore. Quindi una scarpa che costa 100 euro viene venduta a 200/250 euro. Normalmente un brand famoso fabbrica le scarpe, poi il suo team commerciale vende le scarpe ai negozi prendendo una provvigione. Poi il negozio finale moltiplica per due o tre quel prezzo e arriviamo a 600 euro.”
Portare impresso il marchio “made in Italy” è da solo un certificato di garanzia?
“Sì, assolutamente, è una leva importante, ma non solo. Da sempre mettiamo in evidenza la grande qualità di un prodotto italiano. Sulla nostra pagina Instagram, nelle stories, diamo grande risalto a questa italianità di cui siamo fieri. Vogliamo essere il sinonimo del bello e del fatto bene all’italiana! Siamo andati a trovare un produttore di prosciutto di Parma per mostrare in video come si fa il prosciutto. Le procedure e l'amore che ci mettono nel farlo, è un po' come per noi fabbricare scarpe. È un artigianato bello. Un concetto che ci unisce!”.
Francesine © Velasca
Avete molto successo in Francia e in altri paesi d’Europa. Come vivete questo successo?
“È bello perché non è soltanto comprare un paio di scarpe, ma è condividere un set di valori con persone di altri paesi. Non c'è niente che mi rende più felice che di vedere in Svizzera per esempio un ragazzo che indossa le scarpe Velasca. Questo cliente è cresciuto in un paese diverso, con una cultura diversa, e compra le nostre scarpe artigianali “made in Italy” da Velasca! Si riconosce in quello che noi facciamo, il nostro artigianato, nel valore del fatto bene, del bello e della comunicazione smart.”
Durante un confinamento, la gente non compra scarpe. Come avete vissuto questi momenti?
“Quando è arrivato il confinamento a marzo 2020, Velasca stava crescendo del 50% rispetto all'anno precedente, e quindi la nostra strategia era basata su questo al livello della produzione. Poi improvvisamente, in una settimana, crollo del 90%! Noi facciamo il 70% delle nostre vendite in Italia, dove a marzo e aprile 2020 le persone sono state a casa. Le nostre vendite online sono molto forti, ma le persone erano a casa e di scarpe ne hanno meno bisogno, non le comprano, logico! Abbiamo dovuto adattarci, abbiamo sostenuto la nostra filiera produttiva utilizzando la nostra cassa e aumentando lo stock in magazzino. Il bello di lavorare con questi artigiani, non è soltanto un rapporto di lavoro, ma è il lato umano del rapporto. Quando va tutto bene contiamo su di loro per sostenerci. E, viceversa, quando le cose vanno male, come in questa crisi del Covid, siamo noi a sostenerli.”
Francesine © Velasca
Come è nata Velasca?
“Lavoravo a Singapore e avevo bisogno di un paio di scarpe belle, ma trovavo solo quelle dei grandi designer, a un prezzo impossibile. Il mio amico Jacopo Sebastio stava venendo a trovarmi, così gli ho chiesto di portarmi un paio di francesine artigianali dall’Italia. E' nata l’idea di Velasca: vendere scarpe artigianali online, per saltare quei passaggi intermedi che fanno aumentare i prezzi dei prodotti. Quindi abbiamo lasciato i nostri rispettivi lavori in azienda, per provare a crearne una tutta nostra, che cambiasse le regole valide fino ad allora. Iniziamo così a girare l'Italia in lungo e in largo in cerca del miglior distretto calzaturiero. Ci fermiamo a Montegranaro, nelle Marche. Nella nostra testa cera l'idea di creare un brand che si possa diffondere con il web, partendo da lì, da un paesino con una forte radice locale e che è abituato a fare tutto a mano, da sempre. Iniziamo a lavorare con una piccola impresa familiare che crea le scarpe nello scantinato di casa propria. Come i primi giorni, ogni scelta è fatta insieme, in un continuo scambio tra gli artigiani e noi, incontri, discussioni e ogni minuto libero della nostra giornata è dedicato a cercare di riuscire a raggiungere la nostra idea di perfezione.”
Il vostre nome Velasca?
“In un'intera città rasa al suolo dalle bombe dopo la Seconda Guerra Mondiale, Milano costruisce la Torre Velasca, il simbolo dell'innovazione e della rinascita milanese. Come lei, anche l'artigianato ha avuto un percorso simile: è stato al centro dell'industria nazionale per molti anni per poi essere schiacciato dalla produzione manifatturiera industriale. Noi siamo partiti da qui, prendendo nel nome ispirazione dal simbolo della ripresa della nostra città, rimettendo l'artigianato al centro del discorso”.
Come vedete il futuro?
“Quello che è importante per noi è applicare lo stesso concetto che abbiamo applicato in Italia. Portare il marchio a New York, a Londra, a Parigi con delle piccole botteghe e il nostro universo. I mercati grossi che ci interessano sono la Francia e quindi abbiamo già una boutique in Rue du Dragon e vogliamo aprirne una seconda. Ai francesi piace molto il concetto di Velasca: è un mercato fantastico. Il sabato mattina abbiamo la coda al negozio!”
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Enrico Casati and Jacopo Sebastio have created one of today’s most promising brands.
Inspired by the classics – from Oxfords and Chelsea boots to loafers and trainers – Velasca is bringing the traditions off the past into the future.
Entirely Made in Italy, top quality at an affordable price… How do you manage it?
“We take out the middleman. Online and in our small shops, we sell directly to our customers. Normally, a famous brand of shoe that costs 100 euros to make is sold in stores for 600. By eliminating the mark-ups of distributors and external stores, we can sell that same shoe for 200 or 250 euros.”
Derby © Velasca
Is the “Made in Italy” mark a guarantee of quality?
“Absolutely. We regularly showcase the great quality of Italian products on our Instagram page. We recently posted a video of how prosciutto di Parma [Parma ham] is made, highlighting the love and skill that goes into it, just as with our shoes.”
You’ve had tremendous success in France, as well as other parts of Europe.
“Nothing makes me happier than to see a young guy in Switzerland wearing Velasca shoes. He’s from another country, a different culture, and there he is, wearing Velasca! It’s not just about selling shoes; it’s about sharing a set of values.”
When people are living through lockdown, they don’t purchase shoes. How are you managing though this?
“At the time of the first lockdown in March 2020, Velasca was operating with 50% growth over the previous year. Then in the space of a single week sales plummeted by 90%! We had to adapt. We supported our production network by stocking up our warehouse. When everything is going well, we count on them to support us. Now with the Covid crisis, it’s our turn to support them.”
How was Velasca born?
“I was working in a bank in Singapore and I needed a pair of nice shoes. All I could find, though, were designer brands at impossible prices. My friend Jacopo Sebastio was coming to see me, so I asked him to bring me a pair of good Oxfords from Italy. That’s when we had the idea of selling artisanal shoes online, bypassing the intermediaries that push up the price. We left our respective jobs and travelled up and down Italy in search of the best shoemakers. In Montegranaro, in the region of Le Marche, we found an entire town that revolves entirely around shoes! We started working with a family who make the shoes in the basement of their house. We still make all of our decisions together, in a continuous exchange with the artisans.”
Umbrelèe © Velasca
And how did you come up with the name Velasca?
“In the aftermath of the Second World War, Milan built the Velasca Tower, standing resolutely in a city that had been destroyed by bombs. Artisanshi has followed a similar course. Once the heart of national production, it was crushed by industrial manufacturing. That’s where we stepped in, taking our name from the very symbol of Milan’s rise from the ashes.”
How do you see the future?
“It’s important for us to stay true to our concept, whether in New York, London, or Paris. We have a boutique in the rue du Dragon and we want to open a second one. The French market is fantastic, they appreciate our concept. On Saturday mornings, there’s always a queue outside the store!”
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