Massimo Nava, giornalista, scrittore e influencer

Quando si parla di qualità e di talento nel giornalismo, si pensa immediatamente a Massimo Nava. Milanese, sempre innamorato della sua città, è una firma autorevole del Corriere della Sera e un affermato scrittore.

Ci piace dire che Massimo Nava è un ‘influencer’. Ma non di quelli della rete. Lui è uno con talmente tanta esperienza, professionalità, cultura e buon senso che non si può non aderire alle sue idee quando leggiamo ciò che scrive o lo ascoltiamo in televisione. Ha una visione così profonda e documentata di ogni situazione, un riferimento essenziale davvero interessante. QualityMilan l’ha intervistato per voi…

Qual è la differenza tra il giornalista Massimo Nava e lo scrittore Massimo Nava?

“Il giornalista racconta e analizza fatti, lo scrittore li elabora, ne cerca una chiave d’interpretazione più profonda, o più analitica, se si tratta di saggistica. Se scrivo un romanzo, alla fine ci metto dentro un po’ di me stesso. Magari il racconto che ne uscirà non è la realtà, ma nel romanzo la fantasia è un quasi dovere. Se non lasci correre quello che ti viene da dentro, il risultato sarà modesto. Ma il Narciso che è in noi è sempre in agguato e bisogna tenerlo a bada se si vuole che la storia parli a tutti. Il saggio politico o storico o le biografie sono la cosa più difficile e faticosa, dato che l’autorevolezza in questo caso deve associarsi a una mole enorme di ricerche e informazioni. Altrimenti non sei né autorevole, né credibile. È sorprendente il numero di libri che vengono sfornati a getto continuo dalle stesse persone, anche più di uno all’anno. Quando trovano il tempo per vivere? Credo che in certi casi, la professione più diffusa sia quella del ghost writer. Poi c’è il giallo. Quando mi sono messo a scriverli, non immaginavo che il successo sarebbe arrivato per l’impresa più... facile! Anche se ho scritto molti libri e altri ne scriverò, resto soprattutto un giornalista. Anzi, mi piace una definizione che non si usa più e che a molti ‘guru’ dell’informazione sembra riduttiva: cronista, uno che prima di raccontare, ascolta, va a vedere, controlla, si corregge. A questo punto, le differenze si assottigliano. La precisione, la cura del dettaglio, la chiarezza di scrittura sono per me essenziali sia per un articolo, sia per un libro.”

massimo nava 2Massimo Nava at the ‘Circolo dei Lettori’ in Turin

Che cos'è la qualità nel suo mestiere di giornalista e di scrittore?

“Si può declinare in varie forme. Precisione, eleganza di scrittura, capacità di suscitare interesse e persino piacere alla lettura.”

 

“Sulla qualità non si può barare. I lettori se ne accorgono, prima o poi. E se ne accorge chi deve metterla in pratica, esibirla e avere alla fine la consapevolezza di avere fatto un buon lavoro.”

 

“Ma alcuni continuano a barare con sé stessi, il ‘taglia e incolla’ senza verificare sul campo è uno sport diffuso. Purtroppo piace anche agli editori che così risparmiano sulle spese. Il problema, per un giornalista serio, è che non si è mai sicuri di avere fatto fino in fondo un prodotto di qualità. A volte, il tempo, la velocità di scrittura, le circostanze non aiutano.”

Lei è sicuramente un ‘influencer’, come si dice oggi. Si riconosce in questa figura?

“In parte sì, quando percepisco l’interesse e le reazioni alle cose che scrivo o che mi capita di dire in televisione. In parte no, anzi decisamente no, se ci riferiamo alla rete. La comunicazione ossessiva, continua, superficiale mi ha francamente saturato. Ho chiuso il mio profilo Twitter. Pubblico soltanto eventi e richiami di articoli sugli altri social. Ho una pagina FB, ma soltanto come profilo ufficiale. Con il cellulare sempre davanti agli occhi abbiamo qualche notizia in più, ma non per questo siamo meglio informati e certamente siamo sempre più soli. Sarebbe utile dilungarci sull’argomento: aggiungo soltanto che i governi più responsabili e gli stessi colossi del web stanno cercando correttivi. Si cominciano a vedere gli effetti perversi sulla partecipazione democratica, sui comportamenti di gruppo, sulla diffusione di atti di terrorismo, sulle devianze giovanili e così via. Quando penso che ci sono giovani che organizzano feste-chat, cioè senza vedersi di persona, mi vengono i brividi. Forse adesso ci sono costretti dalla pandemia, ma lo facevano anche prima. Il cervello umano ha bisogno di socialità fisica, si sviluppa giocando insieme da bambini.”

Interview with Massimo Nava about U.S. Elections. PiazzaPulita, November 2020: "Trump will go down in history for embodying a deep crisis of our time" © La7

Come scrittore, qual è il personaggio al quale è più affezionato?

“Piú che affezionato, direi affascinato. Il personaggio? È il fondatore del Corriere della Sera, Eugenio Torelli Viollier, di cui ho scritto la biografia. È la storia di un giovane garibaldino che a Napoli conosce Alessandro Dumas, gli fa da segretario, traduce i suoi articoli e lo segue a Parigi, dove maturerà l’idea di fondare un giornale milanese che guardi all’Europa. Il resto è storia, una storia che dura da quasi 150 anni. Eppure il personaggio è dimenticato. Se si chiede a un lettore chi è il fondatore del Corriere, risponde: Albertini. La tomba di Torelli, al cimitero monumentale, è disadorna e abbandonata. Meriterebbe un premio alla memoria o almeno un convegno o una strenna. È stato anche un eroe italiano. Per questo gli voglio bene.

massimo nava 2Massimo Nava and the cover of his book ‘Il garibaldino che fece il Corriere della Sera”, the history of Eugenio Torelli Viollier who founded the Italian newspaper il Corriere della Sera (Rizzoli, 2011).

Come corrispondente dall'estero per il Corriere della Sera, qual è stato il servizio o lo scoop che ricorda come più significativo e importante?

“Ho avuto la fortuna di fare il servizio che ogni inviato o corrispondente vorrebbe scrivere: vivere in diretta una rivoluzione. Ero a Berlino, la notte della caduta del Muro. Un evento epocale che si commenta da solo. Dopo quell’evento, è stato fantastico il seguito, il racconto della riunificazione tedesca e della nuova Germania, argomento cui ho dedicato il mio primo libro, che fu un grande successo. Poi mi sono ‘specializzato’ in guerre e rivoluzioni. Ho visto cadere in diretta Saddam Hussein, Suharto, Milosevic, ho raccontato il genocidio in Ruanda, la guerra civile nella ex Yugoslavia, i massacri a Timor Est.”

 

“Fra gli scoop, il racconto del primo pentito delle Brigate Rosse e l’unica intervista concessa da Salvo Lima, il parlamentare della DC in odore di mafia, ucciso poco dopo a Palermo. A Belgrado, intervistai Mira Markovic, la Lady Macbeth dei Balcani, moglie di Milosevic.”

 

“Ho sempre pensato che gli scoop si fanno alla macchina da scrivere e oggi al pc. Un racconto accurato, bene informato, che magari contraddice versioni di comodo e ufficiali, vale uno scoop. Il servizio che non avrei mai voluto scrivere è l’assassinio di Walter Tobagi, collega che conoscevo dai tempi del Liceo Parini di Milano.”

massimo nava 2Massimo Nava, as the Corriere della Sera special envoy, in 1999 during the civil war in the Kosovo (ex-Yugoslavia)

In questo periodo di pandemia, a suo giudizio chi ha affrontato meglio le privazioni, gli obblighi, le restrizioni imposte dalle autorità? Gli italiani, i tedeschi, i francesi o chi altri?

“Se parliamo di governi e autorità, credo si debba fare una classifica del meno peggio, con una gerarchia che varia a seconda delle ondate. Problemi e polemiche si sono visti in tutti i Paesi europei. Ho detto europei. Certo è che la Gran Bretagna, in quest’ultima fase ha sorpreso tutti. Il ritorno alla normalità degli inglesi è - purtroppo per l’Europa - uno spot per la Brexit. Se parliamo di comportamenti individuali e collettivi, credo che gli italiani, soprattutto nella prima fase, siano un esempio per tutti. Non lo dico per patriottismo, anche perché ho potuto viaggiare e constatare di persona le diverse situazioni. I livelli di indisciplina, di contestazione dei vaccini e di ribellione sono più bassi rispetto ad esempio alla Francia e per certi aspetti alla Germania. Ciò che è mancato è un messaggio forte e coerente a livello europeo, oltre a un tempestivo intervento sulla ricerca e sulla distribuzione dei vaccini. Se i governi si aggrovigliano nell’approssimazione e l’Europa si limita a mettere soldi sul piatto, è abbastanza logico che i cittadini non si sentano protetti e siano indotti a comportarsi come meglio credono di fronte a una cacofonia di disposizioni e regole. Si rischia il proibizionismo, come nell’America degli Anni Venti. Un Paese democratico che vieta gli alcolici, quando poi tutti bevono nei sottoscala.”

È un caso che lei abbia scritto di Napoleone Bonaparte, che è una sorta di sintesi tra caratteri italiani e francesi?

“Quanto a Napoleone, è stata una passione casuale, che non è nata in Francia, dove se ne parla persino troppo, ma all’Elba, dove ho spesso trascorso vacanze meravigliose. Qui l’atmosfera di un re in esilio e la visita segreta della sua amante, Maria Walewska, mi avevano colpito. La contessa polacca mi ha affascinato più di lui. È stata un’amante così disinteressata e passionale da seguirlo anche nella cattiva sorte. Affrontò un drammatico viaggio per poter andare a trovarlo e passare con lui un’ultima notte. Napoleone, sconfitto, solo, finalmente diventato umano, che concepisce con orgoglio l’impresa impossibile dei Cento Giorni, ci dice che nulla è impossibile, quando vanno d’accordo volontà e fortuna. È una curiosa sintesi italo francese, la sua. Amava la Corsica, parlava italiano, fece grande la Francia, dominò l’Italia, fu esiliato all’Elba. Ma andava a cavallo fino al punto in cui, all’orizzonte, si intravedeva la sua Corsica.”

 

massimo nava 2Qual è il personaggio che ha sempre desiderato intervistare e che non le è mai riuscito di avvicinare?

“In passato avrei voluto incontrare Fidel Castro e Gorbaciov e oggi vorrei intervistare Angela Merkel e Vladimir Putin: sono diversamente giganti. Non è detto che non ci riesca.

Ho avuto la possibilità di intervistare moltissimi personaggi interessanti e famosi in vari campi. Quello che mi ha impressionato di più sul piano umano è Jacques Chirac, quello più acuto Helmut Schmidt. Ma intervistare non significa automaticamente conoscere. Il bello è entrare nel mondo di questi grandi uomini, viaggiare con loro, coglierli nella loro dimensione più autentica, ma per questo occorrono frequentazioni e un colpo di fortuna. Con Nicolas Sarkozy ci sono riuscito. Avrei voluto intervistare personaggi negativi, inavvicinabili per tutti, come alcuni dittatori. Penso a Milosevic, a Saddam Hussein, a Eric Honecker, a Osama Bin Laden, etc... Pochissimi colleghi ci sono riusciti e sono quasi sempre colleghi stranieri. Il male, quando vuole esprimersi, lo fa in inglese. Ha più audience. Se usciamo dalla politica, ho amato molto Sergio Leone e Luchino Visconti, ma non ho avuto mai l’occasione di incontrarli.”

massimo nava 2Massimo Nava in 2007 with President Jacques Chirac at the Elysee Palace in Paris

Lei è un frequentatore abituale della Puglia, dell’isola d’Elba e delle Dolomiti. Cosa lo attrae in queste tre regioni?

La Puglia ha atmosfere, clima, luci, cieli del Medio Oriente che in me hanno sempre esercitato un fascino straordinario. La gente è meravigliosa, ospitale, gentile, usa generalmente il ‘tu’ anche al primo incontro. C’è sempre un senso di festa di paese che ti fa capire le poche cose che contano. Ma poi trovi anche eleganza e ricercatezza, nei servizi e a tavola. Ho scoperto la regione un po’ tardi e l’ho unita ad altre due mete predilette, l’isola d’Elba e le Dolomiti. È un triangolo d’amore che ha un solo difetto: è tutto così bello che non ho quasi più voglia, come in passato, di scoprire mete nuove. In Puglia mi riposo, scrivo, leggo, vedo gli amici che mi vengono a trovare. All’Elba ho ricordi bellissimi. Sulle Dolomiti faccio ciò che mi piace di più, sciare e arrampicarmi.”

massimo nava 2Massimo Nava: "Snow at high altitude, bike at high altitude, soul at high altitude. For a few hours don't think, or better think, to go on, also because as in life if you stop nobody is waiting for you".

Un percorso eccezionale

Massimo Nava è editorialista per il Corriere della Sera da Parigi, dopo essere stato corrispondente dalla Francia dal 2001 al 2010. Come inviato speciale, ha lavorato in Italia e all’estero. Ha seguito i più importanti avvenimenti: i fenomeni della mafia e degli anni di piombo, la caduta del muro di Berlino, il genocidio in Ruanda, i conflitti in Jugoslavia, Kosovo, Irak, Indonesia, Filippine, Timor Est, Somalia. È autore di Germania/Germania (Mondadori, 1990), Carovane dEuropa (Rizzoli, 1992), Kosovo cero anchio (Rizzoli, 1999), Milosevic, la tragedia di un popolo (Rizzoli, 2000), Imputato Milosevic (Fazi, 2003), Vittime, storie di guerra sul fronte della pace (Fazi,2004), Sarkozy, il francese di ferro (Einaudi, 2007), tradotto in Francia. Désir de France (Michalon,2007). Ha scritto romanzi di successo: “La gloria è il sole dei morti” (Ponte alle Grazie, 2009), “Il garibaldino che fece il Corriere della Sera” (Rizzoli 2010), “Infinito amore” (Mondadori, 2014), “Il mercante di quadri scomparsi” (Mondadori 2016), tradotto in Francia e Polonia, “Il boss è immortale” (Mondadori 2018). Ha pubblicato nel 2019 “Milosevic” nella collana I dittatori del Corriere della Sera (Rizzoli Bur 2019) e “La caduta del Muro di Berlino”, (edizione speciale del Corriere della Sera) in occasione del trentesimo anniversario. Nel 2020 ha pubblicato per Rizzoli/BUR “La storia della Germania trent’anni dopo il Muro”, con prefazione di Sergio Romano. Da “Vittime” è stato tratto in Francia lo spettacolo teatrale Mir Mir. Con Maurizio Scaparro e Adonis ha scritto la sceneggiatura di “Polvere di Baghdad”, andato in scena nei maggiori teatri italiani, con Massimo Ranieri ed Eleonora Abbagnato.

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A conversation with Massimo Nava. When speaking of quality and talent in journalism, Massimo Nava immediately comes to mind. A native of Milan, and as in love with his city as ever, he is a figure of authority and respect with the Corriere della Sera newspaper and an established writer.

We describe Massimo Nava as an ‘influencer’, but not in the current social media sense. He is a man of such experience, professionalism, culture and good sense that when we read his words or see him on television, we can only agree with everything he says. His keen awareness and astute observations have made him a beacon, an essential point of reference. QualityMilan had the opportunity to interview him.

massimo nava 2Massimo Nava and the cover of his latest book ‘Storia della Germania dopo il Muro’ (History of Germany after the Wall) (Rizzoli, 2020). "From the Fall of the Wall to Today's Hegemony: How Germany Became the Most Powerful State in United Europe."

What is the difference between the Massimo Nava the journalist and Massimo Nava the writer?

“The journalist reports and analyses facts, while the writer elaborates, always seeking deeper interpretation. When writing a novel, I put a little of myself in it. Perhaps the story isn’t real, but for a novel, a bit of imagination is practically a requirement. Historical or political essays and biographies are the most difficult and exhausting because they must be backed up with an enormous amount of research. Otherwise they are simply not credible. Then there are mystery novels. I couldn’t have imagined that the greatest success would come from the easiest undertaking. Though I’ve written many books and will certainly write more, I remain above all a journalist. That said, precision, attention to detail and clarity of expression are, for me, essential for both articles and books.”

How would you define quality for a journalist and writer?

“Precision, elegance of expression, ability to engage the interest of the reader. One cannot cheat with quality. Eventually readers pick up on it. Some, though, try to get away with it, and ‘copy and paste’ is a very common sport. Unfortunately, the savings that this implies is appealing to publishers. The problem for good journalists is that they never feel certain that they’ve done everything possible to provide a quality product. The time constraints certainly don’t help.”

massimo nava 2

Without doubt, you are an ‘influencer’, as they say these days. Do you see yourself as such?

“Partly, yes, when I see the interest in what I write or say on TV. In other ways, definitely not, if we’re talking about the web. Obsessive, continuous, superfluous communication has exhausted me, to be quite frank. I have a Facebook page, but only for professional purposes. We may always have our smartphones in hand, but that doesn’t mean that we are better informed. We are beginning to see the damaging effects on the democratic process, on the increase in terrorist acts, and so on. I shiver when I consider that young people are organising chat parties rather than actually seeing each other. Perhaps for the moment they are obliged to do this by the pandemic, but they were doing it even before. The human brain needs physical social contact.”

Among the many characters that you have written, which is your favourite?

“I’m fascinated by the founder of the Corriere della Sera, Eugenio Torelli Viollier, whose biography I wrote. As a young supporter of Garibaldi, in Naples he met Alexandre Dumas. He became Dumas’ secretary, translated his articles, and followed him to Paris, where he had the idea of establishing a Milanese newspaper that looked toward Europe. The rest, as they say, is history, yet the man has been forgotten. I love him, he was an Italian hero.”

massimo nava 2Eugenio Torelli Viollier was the creator and co-founder of what is today the Italian news-paper Corriere della Sera, He was its director from its foundation until his death in 1900.

What do you consider your most significant assignment or scoop as foreign correspondent for the Corriere della Sera?

“I had the great good fortune that every envoy hopes for: witnessing a revolution first-hand. I was in Berlin the night the Wall fell. The aftermath was incredible. My first book was on reunification and the new Germany, and it was a great success.”

 

“Then I ‘specialised’ in war and revolutions. I was there for the falls of Saddam Hussein, Suharto, and Milosevic. I covered the genocide in Rwanda, the civil war in the ex-Yugoslavia, the massacres of East Timor.”

 

“As for scoops, covering the first member of the Red Brigade to turn state’s evidence and conducting the only interview given by Salvo Lima, the member of Parliament with presumed links to the mafia. In Belgrade I interviewed Milosevic’s wife Mira Markovic, the Lady Macbeth of the Balkans. The story I never wanted to cover was the assassination of Walter Tobagi, whom I had known since our school days at the Liceo Parini in Milan.”

Which country has best managed the restrictions of this period of pandemic?

“If we’re talking about governments, I think we need to think in terms of the least bad. There have been problems in every European country. The UK has certainly surprised us all. Their rapid return to normality, unfortunately for Europe, is great marketing for Brexit. If we’re talking about individual and collective behaviour, I believe that the Italians, especially during the first wave, were an example to all. What’s been missing is a strong, clear Europewide message, as well as early action in research and vaccine distribution. Since governments have wavered vaguely and the EU has limited itself to putting some money on everyone’s table, it’s only to be expected that people feel vulnerable and are doing whatever they think best in the face of a cacophony of shifting rules and regulations. There’s a risk of developing a spirit of Prohibition, like in 1920s America. When a democratic country bans alcohol, everyone just drinks in the basement.”

How was it that you came to write about Napoleon?

“It was pure chance, and my passion was not born in France – where perhaps they speak of him a bit too much – but in Elba, where I spent a wonderful holiday. The story of a king in exile and the clandestine visit of his lover Maria Walewska really struck me. The Polish countess fascinated me even more than he did. She embarked on a dramatic journey to spend one last night together. Napoleon – defeated, alone, finally merely human – proudly scheming in preparation for the impossible undertaking of the Hundred Days, tells us that nothing is impossible when there is will and favourable fortune.”

Who would you like, or would you have liked, to interview?

“I would like to have met Fidel Castro and Gorbachev, and today I’d like to interview Angela Merkel and Vladimir Putin, both giants, though in different ways. And who knows? I might yet be able to! I’ve had the opportunity to interview a great number of interesting people in various fields. The one who most impressed me on a personal level was Jacques Chirac, the most acute was Helmut Schmidt.”

 

“The most fascinating thing is entering into the world of these great people, of travelling with them, catching them in their most authentic moments. But this requires frequent contact and a stroke of luck.”

 

“I was able to do this with Nicolas Sarkozy. I would like to have interviewed some dictators, such as Saddam Hussein, Eric Honecker, Osama Bin Laden, etc. Outside the world of politics, I very much loved Sergio Leone and Luchino Visconti, but I never had the opportunity to meet them.”

massimo nava 2The difference between the Massimo Nava the journalist and Massimo Nava the writer: “The journalist reports and analyses facts, while the writer elaborates, always seeking deeper interpretation.”

You spend quite a bit of time in Puglia, the island of Elba and in the Dolomite mountains. What attracts you to these three regions?

“Puglia has atmosphere, climate, light, and Middle Eastern skies that have always held an extraordinary fascination for me. The people are wonderful, hospitable and kind. It always feels like the fair is in town, reminding us the very few things that actually matter. But there is also an elegance and a refinement in the style of service and at the table. I discovered the region rather later and now I’ve added it to two other places of great importance to me, the island of Elba and the Dolomite mountains. It’s a triangle of love that has but a single defect: it’s all so beautiful that I almost have no desire to discover new places. In Puglia I rest, write, read, and I see friends who come visiting. I have lovely memories from Elba. In the Dolomites, I do what I like best, skiing and climbing.”

massimo nava 2Ascension of Piz da Lec, in the Dolomites mountains in Italy

A remarkable journey

Following a decade as French correspondent for the Corriere delle Sera, Massimo Nava now writes an editorial column for the prestigious newspaper from Paris. As special envoy in Italy and abroad, he has covered some of recent history’s most important events: mafia action during the 1970s, the fall of the Berlin Wall, the genocide in Rwanda, the conflicts in Yugoslavia, Kosovo, Iraq, Indonesia, the Philippines, East Timor, and Somalia. He is the author of Germany/Germany, The Caravans of Europe, I Too Was in Kosovo, Milosevic: the Tragedy of a People, Milosevic the Accused, Victims: Stories of War on the Front of Peace, Sarkozy: The Iron Frenchman. He has written several successful novels, including Glory is the Sun of the Dead, The Garibaldian Who Made the Corriere della Sera, Infinite Love, The Merchant of Missing Paintings, The Boss is Immortal. In 2019 he published “Milosevic” for the Dictators series and “The Fall of the Berlin Wall” for the Corriere della Sera on the occasion of the event’s 30th anniversary. And in 2020, he published “The History of Germany Thirty Years after the Wall”. With Marizio Scaparro and Adonis he wrote the script for “Powder of Baghdad”, which played in Italy’s most eminent theatres, starring Massimo Ranieri and Eleonora Abbagnato.

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