Case di ringhiera: una storia tutta milanese

Affascinanti e romantiche al pari di maestosi castelli o rifugi di montagna, queste costruzioni tipicamente meneghine nel cuore vivo della città, risvegliano sopite nostalgie del tempo che fu.

Ce ne sono così in tutta Italia. A Napoli come a Firenze, a Palermo come a Torino. E soprattutto a Milano. Case popolari, in grado di ospitare molte famiglie in spazi ristretti, dove sono previsti solo servizi essenziali e tutti in comune. Ma qui hanno una tipicità tutta meneghina, sono un’anticipazione forse nemmeno voluta della sharing economy. Qui a Milano sono le case di ringhiera, e ce ne sono circa 70.000!

Cominciamo dalla ringhiera. Si tratta di quella specie di parapetto in ferro che percorre i lunghi ballatoi di ogni piano. Serve a proteggere da possibili pericolose cadute chi percorre il balcone per raggiungere la porta della propria abitazione o, soprattutto col buio della notte, va a cercare lo stanzino con i servizi igienici, l’unico gabinetto che serve tutto un piano. Questi caseggiati, costruiti agli inizi del secolo scorso per dare alloggio soprattutto agli immigrati, erano concepiti per offrire l’essenziale e niente di più. A tre, quattro o massimo sei piani, disponevano su ogni piano di un lungo ballatoio, cui si accedeva dalle scale comuni, sul quale affacciavano le porte di accesso ai singoli appartamenti.

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Ogni appartamento constava di circa 45/50 metri quadri di superficie, un piccolo angolo cucina e niente bagno, toilette o cose del genere. Affiancati l’uno all’altro, erano più o meno tutti uguali: da un lato la porta di ingresso, nel lato opposto una finestra o un balconcino sulla strada. I lunghi ballatoi con la ringhiera in ferro affacciavano sulla corte centrale.

 

Vi si accedeva dalla strada e l’ingresso era protetto generalmente da un massiccio portone in legno a due battenti. La corte o cortile costituiva la vera risorsa di quell’insieme di abitazioni.

 

Era proprio lì, nella corte, che gli abitanti dell’immobile avevano modo di socializzare. Generalmente c’era un lavatoio con acqua corrente, uno stenditoio comune e un grande spazio dove i bambini potevano giocare liberamente al riparo dai pericoli della strada. In quella specie di scatolone, con le alte pareti generalmente dipinte di giallo o di rosso, affacciavano i ballatoi dei diversi piani, altri luoghi di incontro, perché le donne approfittavano delle ringhiere per stendervi i panni, gli uomini a volte si sedevano a sorseggiare un caffè. E tutto contribuiva a rendere vive quelle comunità. Se da una parte non c’era quella che oggi noi chiamiamo privacy, d’altra parte c’era il vantaggio della naturale socializzazione. La casa di ringhiera poteva vantarsi di essere luogo di accoglienza e di solidarietà, vi nascevano nuove amicizie, forse piccoli o grandi amori, diventava luogo di aggregazione.

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Ormai le case di ringhiera a Milano non sono più quelle di una volta. Quasi tutte trasformate per le nuove richieste abitative, non sono più piccoli ambienti accostati gli uni agli altri. Molte sono state fuse, assemblate per ricavarne grandi appartamenti con tutte le comodità delle case di oggi. Niente più gabinetto unico sul ballatoio comune, né lavatoio e stenditoio nella corte centrale. Viste dall’esterno, invece, conservano il loro fascino d’origine. Niente più panni stesi alle ringhiere, ma costose fioriere ricolme di ogni rarità vegetale. Nella zona di Brera è facile trovare alloggi di grande pregio nascosti dalle antiche, modeste facciate, segnate a strati dai ballatoi e dalle ringhiere che sono lì a testimoniare come Milano conservi ancora le tracce del suo passato.

A Corso San Gottardo, in Zona Navigli, è facile imbattersi in maestosi portoni di legno dietro i quali si celano i cortili di antiche case di ringhiera trasformate in moderne abitazioni, che tuttavia conservano il fascino dell’antico, del déjà-vu, dell’atmosfera romantica di una volta. E’ la Milano che non muore, la città austera ma accogliente, che sa dare a tutti, nella misura dei meriti di ognuno.

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Guardrail houses: so very Milan. Fascinating and romantic, these typically Milanese homes recall days gone by.

Council houses can be found throughout Italy, but in Milan they have a particular detail. Each floor of these buildings is equipped with a continuous balcony that runs the entire circumference of the inner courtyard. Many have been destroyed, but 70,000 still survive.

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Historically, the residents of each floor had to share a single WC, located in one corner of the wrap-around balcony. The iron railing served to protect those who, in the middle of the dark night, ventured out for the call of nature. Originally built at the turn of the 20th century, these houses were intended to provide the bare necessities and nothing more. A common stairway leads up to each floor, with the doors of each flat accessible from the long catwalk.

Each 45-50m² apartment had a similar floor plan, with a small cooking corner but no bath. Opposite the door was a window or tiny balcony looking out over the street. The common stairway was accessed from the great wooden doors of the building’s main entrance.

The true treasure was the courtyard, where the social life of the complex played out. There was typically a laundry room with running water and plenty of space within those walls – nearly always a deep golden yellow or rusty red – for the children to run and play, safe from the dangers of the streets outside.

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The running ring of balconies provided another social space, where people hung clothes to dry or sat sipping coffee. What these houses lacked in privacy was compensated for in natural interaction. The guardrail house was a place of sharing and solidarity, where friendship blossomed and love bloomed.

 

Things have changed, of course. Most of the remaining guardrail houses have been utterly transformed to meet the requirements of modern living. Many of them have been expanded, incorporating two or more old units into a single dwelling, with all the comforts of our age. No more single WC per floor, and the laundry on the railings has been replaced by hanging planters filled with exotic flowers. From the outside, especially in the Brera zone, they retain an air of olden days, their unassuming façades hiding the ease and comfort of their more recent residents.

In in the Navigli zone, one easily encounters majestic wooden doors that protect the old courtyards of guardrail houses transformed into contemporary condos. Penetrating those portals, though, there is a sense of déjà-vu, and a glimpse of days gone by. This, too, is Milan, austere but welcoming, ever able to give to all in the measure of their merit.

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