Caryatids of the Milan Cathedral © dr
Famoso per la sua imponenza architettonica, le sue guglie svettanti verso il cielo, e quella Madonnina tutta d'oro là in cima, il Duomo di Milano è la terza chiesa cattolica al mondo dopo San Pietro a Roma e la cattedrale di Siviglia in Spagna.
A volere la sua edificazione fu il signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, che impose per la costruzione l'impiego del marmo bianco anziché dei mattoni. La sua famiglia era proprietaria della cava di marmo di Candoglia, nei pressi del Lago Maggiore, da cui si estraeva una pietra compatta e bianchissima. Nel 1387 il Visconti concesse alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano il permesso di estrarre tutto il marmo occorrente per la costruzione del tempio.
The marble quarries in Candoglia © dr
C'era però un grosso problema da superare: il trasporto dei blocchi di marmo dalla cava di Candoglia sul Lago Maggiore, fino nel centro di Milano. Escluso il trasporto via terra, oltretutto economicamente non conveniente, fu inventata una via d'acqua, un canale che, sfruttando anche il Ticino e i Navigli, collegasse le rive del lago al centro della città di Milano, proprio nelle vicinanze del terreno sul quale doveva sorgere il Duomo. Lì, dove ora c'è Via Laghetto, fu costruita un'ampia darsena, un vero e proprio piccolo lago nel quale veniva scaricato il marmo per essere poi tagliato e preparato per l’uso. Il Visconti aveva concesso a quel traffico l’esenzione da ogni tipo di tassazione o dazio, e per questo le imbarcazioni erano contrassegnate dalla scritta Ad Usum Fabricæ Operis, dalle cui iniziali sembra sia nata l’espressione “ad ufo”, cioè a sbafo, gratis.
The Old Milan: arrival of the boats in Via Laghetto Milan © dr
Quella enorme fossa piena d'acqua nel centro di Milano, accoglieva ogni tipo di materiali, nonché tutti gli scarichi delle case vicine e ogni tipo d’immondizia. Così la zona del laghetto divenne famosa perché puzzolente e sporca. In più, nei dintorni abitavano i facchini addetti al carico e scarico delle merci: fra cui, anche il carbone, che li tingeva di nero. La gente li chiamava “i tencitt del Laghett” (cioè sporchi, neri come il carbone).
Nacque così la leggenda che una strega di nome Arima, che tutte le notti organizzava feste e banchetti, preparava sortilegi e pozioni magiche, e ballava sui tetti insieme alle sue seguaci, abitasse proprio lì, in via Laghetto 2, tra piazza Santo Stefano e l'Università Statale, che all'epoca accoglieva i malati di peste.
Confondendo spesso il male e l'occulto dove invece regnava la miseria e la fame, la gente dell'epoca si teneva lontana da quei luoghi. E quando a Milano arrivò la peste, la città fu sconvolta e annientata dal morbo, ma misteriosamente in via Laghetto nessuno contraeva la mortale malattia. Un mistero inspiegabile che contribuì a validare l'idea che la peste venisse tenuta lontano dai riti magici delle streghe che abitavano quei luoghi.
Ma la verità è un'altra. In realtà, nel laghetto artificiale arrivavano incessantemente i barconi con i blocchi di marmo per la costruzione del Duomo. Il materiale veniva scaricato e prima di portarlo al cantiere veniva tagliato sul posto. La polvere di marmo si depositava ovunque, anche sulla pelle degli abitanti dell’intera zona. E quella “magica” polverina li rendeva immuni all’attacco delle pulci, che erano il veicolo principale di diffusione della peste. Ecco dunque svelato il mistero: nessuna stregoneria!
The Hospital Pond in 1700 © Arturo Ferrari (1905)
Oggi è scomparsa ogni traccia del laghetto stregato. Negli anni ’50 del secolo scorso, infatti, fu definitivamente e completamente ricoperto, e oggi le auto sostano proprio lì dove un tempo c'era la famosa pozza maleodorante. La casa dei tencitt, invece, esiste ancora, sebbene sia più nota per il ristorante che la occupa e conserva sulla facciata un affresco raffigurante la “Madonna de Tencitt”, che all'epoca un certo Bernardo Catone pare abbia fatto realizzare per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo della peste.
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Milan’s Duomo, famous for its imposing architecture and majestic spires, was commissioned in 1387 by the city’s ruler, Gian Galeazzo Visconti, who insisted that it be built in brilliant white marble from nearby quarries owned by his family. The logistical nightmare of transporting the stone was resolved by creating an artificial canal into the city centre. Near the site in what is now via Laghetto, or Little Lake Street, they built just that, a little lake, where the stone was offloaded and cut.
Over time, that little lake became the rubbish dump for the entire area, unsurprisingly infamous for its malodorous air.
This is also where the dockworkers lived, many of whom – i tencitt del Laghett’ – were tinted black by the coal that was also offloaded here.
This is where the legend of the witch Arima was born. It is said that she lived in via Laghetto 2, every night hosting a feast, preparing spells and potions, and dancing with her followers on the roofs of neighbouring houses. Taking what was merely misery and hunger as occult evil, people typically avoided the area. When the city’s population was decimated by the plague, no one around via Laghetto contracted the illness, which only served to reinforce the area’s reputation for magic and witchcraft.
The Candoglia marble on the facade of Milan Cathedral © dr
The truth is even more astounding. As the stone brought in was also cut in the area, marble dust was everywhere and covered everything, including the skin of the people who lived there. This kept them free of the fleas that were the principal carriers of the disease.
Today no trace of the little lake is left, but the old residence of the tencitt remains. On the façade of the restaurant it now houses is a fresco featuring the Madonna dei Tencitt, apparently commissioned by a certain Bernardo Catone in thanks for having been spared the ravages of the Black Death.
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