Enrico Casati and Jacopo Sebastio founder of Velasca @ Image Courtesy: Velasca
L'Italia ha molte aziende a conduzione familiare e start-up di successo. Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha subito una vera e propria rivoluzione. La differenza di percezione dei valori aziendali è enorme tra i dirigenti affermati e i giovani imprenditori appena trentenni. Contesto sociale, valori, educazione, cultura, modernizzazione dei mezzi di comunicazione e modalità degli investimenti, è tutto diverso. I codici comportamentali cambiano da una generazione all'altra ed è sempre stato così.
Che cosa c’è di cambiato tra i millennials italiani che si affacciano nel mondo degli affari e della dirigenza aziendale e chi li ha preceduti? L'emergere di nuove forme di lavoro, i modi diversi di affrontare i problemi connessi all’evoluzione e allo sviluppo di industria e commercio stanno ridisegnando completamente metodi e tecniche di management.
Abbiamo intervistato sei imprenditori di età diverse: Pino Scalise (53anni), maestro della night-life milanese; Pupi Solari, 93 anni e sempre al comando della sua boutique per bambini, Matteo Maestri (43) fondatore della Estrima Birò, Enrico Casati (34), cofondatore della start up di successo Velasca; Maurizio (65) e Alessandro (25), terza e quarta generazione dei Marinella.
Matteo Maestri: “Ritengo che ogni generazione, da secoli, incontri le stesse differenze di mentalità rispetto alla generazione precedente: occorre essere diretti verso il futuro facendo attenzione a non calpestare il passato.”
Matteo Maestri © Estrima Birò
Leadership
Oggi il manager è diventato un coach che motiva la sua squadra per ottenere risultati. Deve fare in modo che ogni componente del team dia il meglio di sé per ottenere il massimo per sé stesso e quindi per l’azienda. Il manager sa che i suoi dipendenti vogliono un coach che li aiuti a realizzarsi e a raggiungere importanti traguardi. E questo ruolo richiede più capacità di ascolto e maggiore disponibilità verso i dipendenti.
Chiedete a un manager di 60 anni, vi dirà che i "giovani" sono più difficili da controllare e che la sua autorità è spesso messa in discussione. La verità è che i baby-boomers legittimano l'autorità del loro manager se dimostra con i fatti di essere, lui o lei, il capo. Oggi, perché un manager sia rispettato, deve avere ben salde le competenze necessarie per la sua funzione: l'autorità della competenza ha soppiantato l'autorità di fatto.
Pino Scalise: “La creazione del team vincente è ovviamente fondamentale. Così come la leadership, senza la quale il team vincente non avrebbe nemmeno modo di esistere.
Inoltre le mie caratteristiche, la mia personalità, e in generale tutte le sfumature di un titolare si riflettono inevitabilmente sul modo di fare imprenditoria. Perché è il titolare che detta le linee guida da cui dipende tutto lo sviluppo aziendale, ad ogni livello e in ogni ambito: si deve poter riconoscere la sua firma. Per cui la leadership diventa soprattutto carismatica.”
Il segreto per durare
Pupi Solari: “Non tradire mai la propria essenza, la propria personalità. Ho capito che la gente non vuole la mondanità in negozio, vuole solo una brava persona, elegante e anche disinvolta, però sempre una bottegaia. Io sono nel negozio e sono la proprietaria del negozio, e lei è mia cliente. Io vengo ancora tutti i giorni a lavorare alle 8,30, mangio in negozio e alle sei torno a casa, spesso a piedi. Mi piace lavorare.”
Pupi Solari © Pupi Solari
Alessandro Marinella: “Adesso la nostra clientela è composta da grandi professionisti, ma già arrivati all'apice della loro carriera. Vorrei che i nostri clienti del futuro fossero i giovani della mia generazione, i laureati che si fanno strada nel mondo del lavoro, che hanno gusti e preferenze in linea con i tempi che vivono. È indispensabile andare incontro alle esigenze di questa nuova clientela.”
Pino Scalise: “Essere imprenditori oggi in Italia presuppone l’assunzione del rischio d’impresa e del rischio di Stato. Il primo, quello d’impresa, congenito nel DNA dell’imprenditore, è prevedibile e valutabile, il secondo purtroppo è indeterminabile e molto meno tollerabile e sostenibile. L’incertezza del diritto e il folclore delle norme esistenti di cui si potrebbe fare volentieri a meno, sono spesso un disincentivo all’attività imprenditoriale.”
Pino Scalise © Gattopardo group
Enrico Casati: “Mi sento molto europeo, sono molto global citizen: mia figlia è per metà italiana e per metà danese e quindi ho una mentalità molto aperta. Questa apertura mentale verso altre culture, ce l'hanno molto di più i giovani imprenditori rispetto ai sessantenni.”
Alessandro Marinella: “Il messaggio è, e deve rimanere sempre lo stesso: quello di intrattenere con i clienti un rapporto amichevole e confidenziale e garantire loro sempre un ottimo servizio.”
Flessibilità e produttività
Rimanere in ufficio fino a tardi non ha mai aumentato la produttività. Senza contare che la maggioranza dei dipendenti fa del rispetto dell'equilibrio tra lavoro e vita privata un criterio chiave per entrare in un'azienda. Ai tempi dell'università i giovani imprenditori vivevano in un mondo in cui la regola era quella di chiamarsi per nome, vestire con disinvoltura e con gusti e valori ampiamente condivisi. E’ naturale che entrando in azienda tenderanno a voler riprodurre lo stesso modello di vita.
Enrico Casati: “Ho lavorato a Singapore e a Londra, ma lì ho avuto solo un’esperienza lavorativa nel mondo delle banche, dove tutto è molto quadrato, all’opposto di Velasca dove il lavoro è molto destrutturato”.
Maurizio Marinella: “Il passaggio generazionale per noi è sempre stato un cambiamento problematico. Per mio padre è stato molto difficile essere figlio di mio nonno, per me essere figlio di mio padre. Perché noi siamo come una squadra che corre una staffetta, ognuno di noi riceve un ‘testimone’ e lo porta sempre più avanti. Questo andare forte, migliorare sempre, è complicato. Da quando Alessandro, mio figlio, ha cominciato a prendere contatto con l'azienda, è iniziato il famoso cambiamento.”
Tecnologia e interazioni
Seguendo corsi di studio sempre più avanzati, i giovani si sono formati molto presto alle competenze informatiche, il che li ha portati a un diverso modo di lavorare, basato sull'autonomia, sul networking, sulla condivisione delle informazioni e sulla comunicazione informale. Questa è la differenza più notevole tra le generazioni giovani e quelle più anziane.
Maurizio Marinella: “Finora la mia forza è stata quella di essere prudente nei cambiamenti, innovare ma con attenzione alla nostra realtà, ora è cominciata una piccola ma simpatica rivoluzione. Ci stiamo organizzando per un e-commerce, stiamo potenziando la comunicazione, siamo molto presenti sui social, tutti mondi che io apprezzo ma di fronte ai quali, mi sento un po' inadeguato.”
Alessandro Marinella: “Vorrei che si percepisse l'impegno che la nostra azienda pone nel ricercare e nel fare nuove proposte. La mia intenzione è quella di utilizzare i nuovi mezzi tecnologici per supportare al meglio il marketing, la comunicazione e la vendita dei nostri prodotti. Un po' come fece mio padre quando entrò in azienda, introducendo il pagamento con il POS e le carte di credito: nessuno capiva come facessero i soldi ad entrare in cassa e come si potessero riprendere e utilizzarli. Ma quello era il futuro.”
Il valore del lavoro
Il valore del lavoro non ha più lo stesso significato per le giovani generazioni. Il baby-boomer sa che è normale lavorare sodo per avere successo nella vita. La società dei consumi di oggi ci bombarda con messaggi pubblicitari che ci fanno credere di poter raggiungere ogni obiettivo in modo rapido e semplice, senza sforzi. Per esempio, i partecipanti ai reality televisivi vengono glorificati come eroi, quando in realtà non hanno realizzato nulla di significativo per meritarselo.
Maurizio Marinella: “Mio nonno ha lasciato senz’altro come eredità la ‘grande rigorosità’, mio padre il ‘grande lavoro e l’impegno’, Alessandro trasmetterà sicuramente il cambiamento epocale dopo 106 anni! Io lascerò ‘la dedizione totale’ all’azienda!
La nozione del tempo
Enrico Casati: “La cosa che mi piace è crescere velocemente, impostare insieme agli altri quello che vogliamo e crescere.”
Al giorno d’oggi, le informazioni possono viaggiare in tutto il mondo istantaneamente via internet. L'immediatezza dell'accesso all'informazione si traduce spesso nell'impazienza delle giovani generazioni. Abituati ad avere un feedback immediato, il loro comportamento si adegua e una richiesta fatta ad un manager deve ricevere una risposta rapida.
Enrico Casati © Velasca
Enrico Casati: “Abbiamo l’obiettivo di fare un'azienda piccolina che rimanga piccolina, ma che abbia comunque in sé qualcosa che possa farla diventare grande. Da 10 milioni di fatturato vogliamo passare a 100, ma portando altrove il nostro concetto. Anche a livello del capitale abbiamo aperto subito in modo da poter crescere più velocemente. Per quello che facevano imprenditori della vecchia scuola, ci volevano anni.”
Maurizio Marinella: “Ho cercato di far valere sempre un grande senso del dovere, rispettare gli impegni presi, mantenere una parola data… Ma anche il fatto di aprire tutti i giorni la boutique di Napoli alle 6,30 del mattino per noi vuole dire accoglienza, riconoscere il cliente, consigliarlo per il meglio. Ecco, vorrei continuare a fare il commercio come mi hanno insegnato prima mio nonno e poi mio padre.”
La lingua inglese
C'è una netta differenza tra i baby-boomers e i giovani assunti. La maggior parte di questi ultimi ha un livello adeguato di conoscenza dell’inglese commerciale. Ora che in generale il mondo è più globalizzato, l'inglese è diventato una lingua di comunicazione enormemente diffusa. Nelle grandi imprese transnazionali, dove è normale avere colleghi dall'altra parte del mondo, la lingua di lavoro è l'inglese e la generazione più giovane lo parla molto meglio degli anziani.
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Italy has numerous family-owned-and-operated businesses, from successful start-ups to great leaders in their sectors. The work world has recently experienced a real revolution, reflecting the vast differences in approach between experienced managers on one hand, and young leaders on the other. Codes change from one generation to the next, ‘twas always thus and ever thus shall be.
What has changed between Italian Millennials and their elders? Any number of things might explain the differences between the generations: the emergence of new forms of work, the search for meaning… These new challenges are reshaping how businesses are approaching the workplace.
We interviewed six entrepreneurs of various ages: Pino Scalise (53), master of Milanese nightlife; Pupi Solari (93), still running her children’s boutique; Matteo Maestri (43), founder of the Estrima Birò, Enrico Casati (34), co-founder of the successful start-up Velasca; Maurizio (65) and Alessandro (25), third and fourth generation of Marinellas.
Matteo Maestri: “I believe that each new generation faces the same differences in mentality compared to the preceding one. It’s about being directed toward the future while being careful not to stomp on the past.”
Leadership
All managers are coaches, motivating their teams to reach results. Employees want a coach who will help them achieve their goals. Managers today get the best from their teams by involving them in the project, and this is what motivates employees to invest more effort. This requires more listening and sincere interest on the part of leaders…
Ask 60-year-old managers and they will tell you that “young people” are more difficult to control and often question the authority of leaders. For managers to be accepted today, they must prove their worth: the authority of competence has replaced the authority of title! Employees want manger-leaders who will motivate and inspire them.
Pino Scalise: “Building a winning team is clearly fundamental, as is leadership, without which a winning team would have no means of existing. Besides my professional characteristics, my personality and all the nuances of being an owner are inevitably reflected in my way of being an entrepreneur. It’s the owner who dictates the guidelines on which the entire business’ development depends. The signature should be recognisable. Leadership, then, is above all a matter of charisma.”
Flexibility and Productivity
Today, 81% of employees state that work-life balance is a key criterion for accepting a job. Some leaders are simply going to have to change their approach. Young entrepreneurs lived in a university environment where everyone was on a first-name basis, dressed casually, and shared similar tastes and values. They naturally want to reproduce this same model at work.
Enrico Casati: I’ve worked in Singapore and London but only in banking, where everything is well ordered, the opposite to how things are at Velasca, where the work is very unstructured.”
Maurizio Marinella: “The passage from one generation to the next has always been problematic for us. We’re like a relay team passing the baton, each one taking from the previous one and working to go ever farther. Pushing hard, always improving, is complicated.”
Technology and Interactions
The time spent studying has doubled in 50 years. Increasingly qualified young people achieve computer competency very early, which has introduced a different way of working, based on autonomy, networking, information sharing, and informal communication. This is the most notable difference between the generations.
Maurizio Marinella: “My great strength thus far has been prudence in changing, but now a happy little revolution has begun. We are preparing for an e-commerce operation, we are reinforcing communication, we are very present on social media, all worlds that I appreciate but in which I feel somewhat inadequate.”
Alessandro Marinella: “I intend to bring in new technologies to improve marketing, communication and sales. A bit like my father did when he started working for the business, introducing the POS system and credit card payment. No one understood how money would make it into the till, how to access it or use it. But that was the future.”
The Value of Work
The value of a day’s hard work doesn’t have the same meaning for younger generations. Baby Boomers understood that they had to work hard to get ahead in life. Today’s consumer society assaults us with advertising that leads us to believe that we can obtain happiness quickly and simply. Reality TV, for example, glorifies the participants who have contributed practically nothing to this world.
Maurizio Marinella: “My grandfather bequeathed ‘great rigour’, my father ‘hard work and effort’, Alessandro will likely pass on the greatest change in 107 years! As for me, I’ll leave ‘total dedication to the firm’!
The Sense of Time
Enrico Casati: “The thing I really like is growing quickly, identifying together what we want and growing.”
Today information spreads around the globe instantaneously. The immediacy of access to information has bred impatience in the younger generations. Accustomed to immediate feedback, they are getting leaders into line; if they make a request, they expect a quick response.
Enrico Casati: “We want this small business to remain a small business, but one that can accomplish great things. In terms of capital, we opened things up straight away in order to grow more rapidly. Old School entrepreneurs had to wait years for this.”
Older generations look on in bewilderment. They know that seeds need time to germinate.
Maurizio Marinella: “I have always fostered a sense of duty, a responsibility to honour commitments. Even opening the boutique in Naples every morning at 6:30 reflects our sense of hospitality, our appreciation for our clients. I’d like to continue doing business the way my father and grandfather taught me to.”
The English Language
One clear difference between Baby Boomers and young new hires is that most of the latter have an adequate level of business English, while the former have almost never spoken English in their entire careers.
In large transnational companies, it is common to have colleagues from other parts of the world. The language of the workplace is English, and Gen Y understands that globalisation offers tremendous career opportunities for young people who do not yet have family ties.
Enrico Casati: “We studied abroad, we use the internet and consume global content, so we all speak English and are much more present in other markets.”
The Secret for Enduring
Pupi Solari: “Never betray your essence, your personality. I have learnt that people in the store want a good person, someone elegant, even nonchalant, but still a shopkeeper. I work in the store and I am the owner, and you are my customer. I still come to work every day at 8:30, I eat in the store and I go home, often by foot. I like working.”
Alessandro Marinella: “Now our clientele is made up of professionals who have already reached the apogee of their careers. Our future customers are the young people of my generation, those with university degrees who are making their way in the work world. It is imperative that we meet the expectations of this new clientele.”
Pino Scalise: “Being an entrepreneur in Italy today means assuming both business risks and risks associated with the State. The first of these is part of an entrepreneur’s DNA. The second risk, though, reflects the uncertainty of law and outdated norms that still hold. They are often a disincentive to entrepreneurial activity.”
Enrico Casati: “I feel very European, very much a global citizen. My daughter is half Italian and half Danish, so she has a very open mind. This openness to other cultures is much more common among young entrepreneurs than it is among those at 60 years old.”
Alessandro Marinella: “The message is, and must always be, this: build a rapport with our clients based on friendliness and trust, and always provide optimal customer service.”
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